Quella che vedete qui a fianco è la storia in numeri della più grande persecuzione giudiziaria mai messa in atto al mondo contro un singolo uomo. Nonostante siano numeri da fare paura e indegni di un paese civile, l'uomo, Silvio Berlusconi, ha resistito pur pagando prezzi politici, economici e personali rilevanti. Ciò non può essere solo frutto, come sostengono a sinistra, di sotterfugi e presunte leggi ad personam. Detto che sarebbe peraltro legittimo rispondere ad accanimento giudiziario con accanimento difensivo, è che evidentemente non una delle centinaia di accuse rivoltegli contro era fondata. Nessun criminale può farla franca se beccato in castagna. E allora ecco gli intrighi, le furberie per arrivare, dopo 18 anni, alla prima condanna (processo diritti Mediaset, sei anni con sospensione dell'agibilità politica).
Un passo indietro. Tutto iniziò nel 1994 con un avviso di garanzia (poi dimostratosi infondato) consegnato a mezzo stampa dal Corriere della Sera durante il G8 che si teneva a Napoli. E tutto potrebbe finire con l'intimazione fatta ieri dallo stesso Corriere della Sera alla Corte di cassazione di anticipare il verdetto finale sul caso diritti Mediaset. Già, perché rispettando tempi e procedure la sentenza sarebbe dovuta arrivare a settembre, fuori tempo massimo (non vi annoio con i tecnicismi) per provocare effetti definitivi sulla vita personale e politica di Berlusconi. E che fa la Corte? Ubbidisce al Corriere, organo della procura di Milano oltre che di quei tre o quattro poteri che ancora contano nel Paese (Fiat, Mediobanca, Banca Intesa) e a sorpresa anticipa (cosa senza precedenti) la sentenza al 30 luglio. In caso di conferma di condanna, dal 1° agosto Silvio Berlusconi sarà agli arresti e perderà i diritti politici, compresa la carica di senatore.
Accanimento con trucco, in combutta con giornali, banche e aziende che da sempre vanno a braccetto con la sinistra. Questo è quello che sta succedendo e questo a casa mia si chiama banditismo, una trattativa tra Stato (i magistrati) e privati molto più grave di quella tra Stato e mafia già nota alle cronache. Forse non è un caso che i due litiganti per il controllo del Corriere, Fiat e Della Valle, nelle ultime ore siano stati molto attivi, con pratiche inusuali, nei confronti di Napolitano, altro arbitro sulla cui imparzialità i dubbi sono sempre maggiori.
Non è più tempo delle parole, dei distinguo e delle cautele.
Dei banditi stanno per sparare non solo al presidente Berlusconi ma a tutto il Pdl per impadronirsi di ciò che resta del Paese. Che facciamo, stiamo a guardare? Spero di no. Chi se ne frega della sorte di questo governo. Meglio lottare dall'opposizione che farsi spegnere in maggioranza.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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