Una battuta macabra non mi lascerà a piedi

La sinistra chiede a questo e quello le dimissioni: non mi stupisce che abbia chiesto le mie per una provocazione

Una battuta macabra non mi lascerà a piedi
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Gentile Direttore Feltri,
alcuni esponenti di sinistra chiedono le sue dimissioni dal Consiglio regionale in seguito alle parole che ha pronunciato riguardo i ciclisti, che le piacciono solo quando vengono investiti. Io, invece, ho compreso benissimo la sua provocazione e il suo discorso. E mi domando quando ci renderemo conto che la presenza massiccia di ciclisti nelle grandi città costituisce un pericolo stradale. A rischio è la loro incolumità, ma non solo. Gli incidenti sono frequenti perché chi si mette sulle due ruote o sul monopattino pensa di non dovere osservare alcuna regola e che la strada gli appartenga.
Ha tutta la mia solidarietà.
Nicola Girotti

Caro Nicola,
ti ringrazio per questa dichiarazione di sostegno, che accolgo e apprezzo sebbene non mi faccia specie che la sinistra pretenda la mie dimissioni. Non fa altro che chiederle di questo o quello, nessun esponente politico di centrodestra è immune dalle richieste di dimissioni avanzate dal Pd e compagnia bella, in quanto per i progressisti fare opposizione consiste in questo: contestare la persona sulla base di un cavillo qualsiasi che viene trasformato in motivo di scandalo, di indignazione, di rivoluzione. E quando uso questo ultimo termine non esagero, dal momento che è sovversivo volere ad ogni costo che un individuo eletto dal popolo sovrano si ritiri e rinunci al ruolo e ai doveri che gli sono stati assegnati dagli elettori in quanto con una parolina ha urtato la sensibilità fin troppo acuta dei radical-chic. Dovrei dimettermi perché lo chiede pincopallo? No, conservo il mio posto, grazie per la proposta, vado avanti.

Non soltanto non correggo quanto ho affermato ma lo ribadisco. A Milano le piste ciclabili rappresentano trappole mortali. Sono disegnate sull'asfalto senza criterio e la loro mancanza di logicità non fa altro che acuire il convincimento, in chi adopera la bicicletta per muoversi o anche il monopattino, di non dovere osservare alcuna basilare norma stradale, come - e menziono quella più terra terra - il rispetto della precedenza. Io mi ritrovo biciclette e monopattini a destra e a sinistra della mia automobile, cosicché, quando scatta il verde e mi accingo a svoltare a destra, mi capita di frequente di vedere ciclisti che sfrecciano tagliandomi la strada, come se si lanciassero addosso alle vetture. Passano con il semaforo rosso, camminano davanti alle auto rallentando il traffico, anche contromano nel bel mezzo della via. Pare però che nessuno abbia il coraggio di dire che anche coloro che adoperano questi mezzi di locomozione sono tenuti al rispetto del codice della strada.

I ciclisti non si toccano, non vanno contestati, redarguiti, rimproverati, richiamati all'ordine, ma soltanto coccolati e lodati.

Il motivo? Il motivo è puramente ideologico: c'è il convincimento che essi salveranno il pianeta dal riscaldamento globale, sono ritenuti soggetti virtuosi, gente di sinistra, non rozza e ignorante come quelli che invece vengono indicati quali «fascisti» soltanto perché votano a destra. I ciclisti vengono santificati in quanto lottano, sudando e pedalano contro il collasso del pianeta, contro l'Apocalisse, che si stima arriverà da qui a qualche annetto a causa della nostra incoscienza, del capitalismo, del consumismo, delle macchine, del progresso, della cupidigia dell'Occidente. Peccato che ad oggi la diffusione dell'utilizzo della bici non abbia migliorato la qualità dell'aria ma abbia portato alla crescita del numero di morti e feriti, sulle strade cittadine, di quanti si spostano sulle due ruote ecologiche.

Lungi dall'augurare il decesso ai ciclisti, la mia è stata una battuta forse troppo macabra, per questo fuori luogo, forte, ma ormai non si può più dire nulla, tutto suscita riprovazione. Stiamo lì a pesare ogni sillaba in cerca di una scusa qualsiasi per colpire colui che la pronuncia.

Abbiamo acquistato il gusto della indignazione, del processo mediatico, della macellazione. È il trionfo di un moralismo esasperato, ostentato, intransigente, che non è sintomo di progresso etico, semmai di oscurantismo.

Grazie ancora, caro Nicola.

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