Berlusconi benedice l'asse con gli ex di An

In un pranzo segreto con l'ex premier, La Russa e Gasparri assicurano: "Siamo con te, indietro non si torna. L'idea di un grande partito dei moderati è vincente"

Berlusconi benedice  l'asse con gli ex di An

Roma - Un pranzo segreto dove sul piatto ci sono tutte le questioni più spinose: legge elettorale, partito, alleanze e i rapporti con Monti. Berlusconi a Milano raduna attorno al tavolo i rappresentanti più pesanti degli ex An, in occasione delle celebrazioni per i 60 anni del Secolo d’Italia, storico quotidiano di via della Scrofa diretto dall’onorevole Marcello De Angelis. L’invito è rivolto a Ignazio La Russa, Maurizio Gasparri e Altero Matteoli, l’ultimo dei quali però declina l’invito. Nessun intento polemico, tuttavia, sebbene Matteoli incarni l’anima ex aennina più sofferente nei confronti del governo Monti. Un pranzo di lavoro top secret dove poter parlarsi senza peli sulla lingua: c’è qualcosa nel partito che non va. Gli ex An rifiutano di definirsi «ex» qualcosa. «Indietro non si torna» è il senso del pensiero sia di Gasparri sia di La Russa. Il Pdl è un treno da cui - assicurano i due al Cavaliere - non vogliamo scendere. Caso mai sono gli ex Fi che... Il riferimento è anche e soprattutto all’ex ministro Giancarlo Galan che, proprio dalle colonne del Giornale, ha lanciato l’idea di dividersi. «La fusione tra noi non è riuscita, meglio separarci e fare una federazione», le parole dell’ex ministro veneto, uno dei fondatori di Forza Italia. A La Russa proprio non va giù l’idea. Lo dice a Berlusconi a quattr’occhi. Lo ribadisce in chiaro alla festa del Secolo: «Qualcuno si è pentito prima di Galan, quindi sappia che è in buona compagnia: prima di lui si è pentito Gianfranco Fini, facciano un partito assieme». Una graffiata mica male. Berlusconi ascolta. I due assicurano al premier che tra le loro fila, al massimo due o tre hanno nostalgia della vecchia An. Pochissimi: il gruppone è compatto: insieme, dobbiamo stare insieme perché la tua idea di un grande partito dei moderati è vincente. Ecco, sono molti di più gli ex azzurri a essere insofferenti, non noi. Fin qui le frizioni tra «ex». Ma poi sul tavolo rimbalzano altre doglianze.

La più pesante riguarda l’accordo in fieri tra l’Abc sulle riforme istituzionali. Bene tutto: il taglio dei parlamentari, i maggiori poteri al premier, la fine del bicameralismo perfetto, la sfiducia costruttiva. Quello che invece proprio non va, è la legge elettorale. «Attento Silvio, Casini è furbo. Non possiamo accettare una legge fatta su misura per l’Udc e il Terzo polo. Qui si rischia di mandare a monte il bipolarismo e non dobbiamo permetterlo. È una tua conquista e la dobbiamo difendere». Questo il senso del discorso dei due ex aennini. Insomma, Gasparri e La Russa cercano di convincere il Cavaliere: sulla legge elettorale si rischia di riesumare la Prima Repubblica, a tutto vantaggio di Casini. L’ipotesi che si possano fare accordi dopo il voto, senza sottoscrivere un programma e un candidato premier, è una cosa che fa piacere agli ex dc ma per i pidiellini è un incubo: «Attento Silvio - dicono i due al Cavaliere - Il bipolarismo è una tua e una nostra vittoria storica. Non ammainiamo questa bandiera». Berlusconi annuisce.

Un accenno anche alle alleanze. Ma qui l’affare si complica perché, determinante, è l’evoluzione in casa Lega. «Per fidanzarsi bisogna essere in due», è la sintesi di un pidiellino di peso. «Anche se noi non vorremmo buttare a mare l’alleanza con il Carroccio, da via Bellerio arrivano altri imput. Per ora». Dove quel «per ora» significa alle amministrative. Ma alle politiche? Dipende da troppi fattori: legge elettorale, guerre intestine nella Lega, eventuale programma da resettare completamente e ricontrattare.

E quindi Monti. Tutti d’accordo sul premier: lo si appoggia ma mettendo paletti ben precisi. I tre, a tavola, sono consapevoli che sta facendo più male alla sinistra che al Pdl ma occorre stare in guardia e raddrizzare una politica tutta tasse che uccide la piccola e media impresa. E dopo la battaglia sull’articolo 18 toccherà combattere quella della spesa pubblica. Tutti argomenti, questi, che verranno affrontati domani, a palazzo Grazioli, durante un ufficio di presidenza del Pdl che si preannuncia «ruvido».

Le cosiddette «liste civiche» che corrono a dare appoggio ai candidati leghisti alle amministrative e la generale voglia di riesumare «Forza Italia» sono nodi che verranno affrontati nel parlamentino del Pdl. Probabilmente a brutto muso.

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