Berlusconi: election day o cade il governo Monti

Vertice di quattro ore con Alfano. L'ex premier: al voto il 10 febbraio per regionali e politiche. E ora il pressing sull'esecutivo rischia di far saltare la riforma elettorale

L'ex presidente del Consiglio Silvio Berlusconi
L'ex presidente del Consiglio Silvio Berlusconi

Quattro ore e passa di faccia a faccia, tra alti e bassi e più d'un momento di tensione. Si discute dell'eventuale spacchettamento del partito, della nascita della nuova Forza Italia 2.0 e del destino del Pdl. Due visioni completamente diverse, con Berlusconi che ha dalla sua Verdini e Alfano accompagnato per l'occasione da Gianni Letta. Un confronto lungo e non certo in discesa, anche se quasi tutte le questioni sul tavolo alla fine resteranno appese. Per una ragione evidente: prima di prendere ogni decisione il Cavaliere vuol vedere come finisce la partita della riforma della legge elettorale. Insomma, c'è da aspettare almeno un'altra settimana.
L'unico punto su cui i due davvero sono in sintonia è la necessità di pretendere dal governo l'election day per il 10 febbraio. Quello è il giorno in cui si voterà nel Lazio e il Pdl chiederà con forza - a Monti ma anche al Quirinale - che Lombardia, Molise e pure le politiche nazionali si tengano tutte in quella data. Per diverse ragioni. Si risparmiano circa cento milioni di euro e l'argomento fa piuttosto presa vista la crisi. Eppoi si evita che una probabile sconfitta nel Lazio e una possibile caduta in Lombardia possano affossare completamente il centrodestra in vista delle politiche. Senza contare che a quel punto Alfano avrebbe anche l'argomento per mettere la parola fine all'ormai ridicola querelle su primarie-sì e primarie-no.
Sul punto Berlusconi è netto: o c'è l'election day il 10 febbraio o togliamo la fiducia a Monti. Ed è questo che i due concordano che Alfano debba dire ai giornalisti che lo attendono all'uscita di Arcore. Il segretario del Pdl, però, la prende un po' alla larga: sull'election day non è così netto come avrebbe voluto l'ex premier e soprattutto si lascia scappare che «Berlusconi non manifesta la volontà di candidarsi» e che «le primarie sono fissate per il 16 dicembre e non c'è alcuna marcia indietro». Il Cavaliere non gradisce. Per niente. Soprattutto quel riferimento alla sua discesa in campo (la decisione è ancora da prendere) oltre che i toni morbidi nei confronti del governo. La correzione di rotta arriverà tre ore dopo con una telefonata all'Ansa: se non si risolve il nodo dell'election day - dice Alfano - il Pdl non esclude la crisi di governo. Che ci sia tensione lo conferma l'uscita di Verdini, uno che parla pochissimo e mai a sproposito: la vera notizia di oggi è election day o crisi.
Il fronte, dunque, è aperto. E con ogni probabilità Berlusconi lo utilizzerà anche per far ballare il tavolo sulla riforma elettorale. Che al Senato il Pdl la voglia fare «contro» i suoi desiderata non è infatti un mistero. Al punto che i più vicini ad Alfano lasciano intendere che il Cavaliere avrebbe dato il via libera a patto di gestire da solo il 33% di posti bloccati e lasciare ad Alfano i due terzi delle preferenze. Questo fanno filtrare alcuni big vicini al segretario. L'ex premier, invece, sarebbe ancora molto perplesso dal modello buttato giù al Senato e visti i tempi strettissimi (si tratta in commissione lunedì e martedì e si dovrebbe chiudere in aula giovedì) un braccio di ferro con Palazzo Chigi sulla data del voto potrebbe essere decisivo. Senza contare che Berlusconi è atteso a Roma mercoledì pomeriggio per partecipare alla presentazione del libro di Vespa. Un palco da cui potrebbe far partire qualche bordata.
In attesa di chiarimenti, intanto, Berlusconi rallenta sul fronte spacchettamento e sconvoca la riunione prevista per oggi pomeriggio ad Arcore dove si sarebbe dovuto discutere della nuova Forza Italia. In archivio, invece, le primarie.

Dopo le dichiarazioni di Alfano secondo cui si faranno comunque si sono sollevati molti coordinatori regionali e provinciali. Non c'è tempo né soldi per farle. Tremila gazebo in tutta Italia al costo di 300-400 euro l'uno non si organizzano in meno di quindici giorni.

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