La rottura c'è. Netta e profonda da entrambe le parti. Ma il day after del botta e risposta tra Angelino Alfano e Silvio Berlusconi è giornata di calma piatta. Soprattutto in quel di Arcore, dove il Cavaliere resta blindato in attesa degli eventi di sabato prossimo, quando il Consiglio nazionale del Pdl potrebbe non solo formalizzare il passaggio a Forza Italia ma pure ufficializzare la spaccatura con il vicepremier e la delegazione ministeriale del Pdl.
È per questa ragione che nei colloqui telefonici della giornata l'ex premier predica cautela. L'affondo di domenica sera quando per la prima volta ha pubblicamente stigmatizzato la linea tenuta da Alfano non lascia infatti dubbi ad interpretazioni. Non solo ragiona Berlusconi al telefono con un deputato rispetto ai ministri del Pdl ma anche per i circa 850 delegati del Consiglio nazionale: ognuno di loro a questo punto sa bene che sottoscrivere il documento dei cosiddetti governativi significa disconoscere la linea del Cavaliere. Un modo per «uscire dall'equivoco», spiega l'ex premier al suo interlocutore, visto che «questi raccolgono firme che servono solo a blindare un governo e un Pd che hanno il solo obiettivo di eliminarmi politicamente» e «hanno pure il coraggio di dire che lo fanno per il mio bene». Insomma, si è lasciato sfuggire domenica pomeriggio un Berlusconi per nulla di buon umore, «mi accompagnano in carcere e lo fanno con il sorriso sulle labbra».
Questo, dunque, il clima. Con un Berlusconi che però non vuole alimentare tensioni in vista dell'appuntamento di sabato. «Ho detto quel che c'era da dire spiega in privato ma certo non sono io che voglio rompere. Quindi non bisogna dare alcun pretesto, non bisogna fornire scuse o giustificazioni a chi vuole solo addossarci le ragioni dello strappo». Non è un caso che una fedelissima del Cavaliere come l'ex sottosegretario Michaela Biancofiore abbia deciso di rimandare la programmata conferenza stampa in cui ieri avrebbe dovuto denunciare le «ragioni» della sua «epurazione dal governo». «L'ho fatto spiega - per senso di responsabilità e per non turbare l'iter dell'organizzazione del Consiglio nazionale».
Nel frattempo, a conferma del freddo glaciale, nessun contatto tra Berlusconi e Alfano. Non solo domenica sera, ma neanche ieri. Le distanze, infatti, restano siderali e pare che anche i pontieri tipo Paolo Romani e Maurizio Gasparri facciano fatica a muoversi. I due dovrebbero comunque incontrarsi, oggi o al più tardi domani. Probabilmente alla ricerca di un chiarimento che non arriverà visto che non ha torto Paolo Bonaiuti nel dire che «ormai tutti si sono spinti troppo oltre».
E la fotografia della distanza sta nelle riunioni in programma oggi. Se alle 19.30 Alfano incontrerà i ministri del Pdl e i parlamentari che fanno capo alla corrente dei cosiddetti governativi, nel primo pomeriggio dovrebbero vedersi a piazza in Lucina i lealisti per fare il punto in vista del Consiglio nazionale. La guerra delle firme è infatti in corso ormai da giorni ed è dura al punto che c'è chi arriva a darsele di santa ragione. È il caso di Mariastella Gelmini che risponde per le rime ad un troppo ottimistico Roberto Formigoni che giura di aver raccolto il «40% delle adesioni dei delegati della Lombardia».
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