Come quei vascelli di Greenpeace sperduti nell’oceano, la piccola Unità va all’assalto della baleniera di Repubblica, colpevole di non aver pubblicato la foto di Vasto sulla Senna, cioè di non aver dato notizia della manifestazione parigina di sabato scorso nel corso della quale Hollande, Bersani e il tedesco Gabriel hanno sottoscritto il nuovo «manifesto della sinistra europea».
Vergogna! Il quotidiano fondato da Antonio Gramsci, e oggi di stretta osservanza bersaniana, ricorre all’arma classica della sinistra già sconfitta: la propria presunta superiorità morale, intellettuale, politica. A Repubblica come nel resto d’Italia ha vinto Alberto Sordi, scrive infatti indignata l’Unità, e il giornale di Ezio Mauro è oggi l’organo del «qualunquismo progressista», il cui obiettivo sarebbe il «perpetuo commissariamento della politica».
Nei giorni in cui da Boni ad Emiliano, da Errani a Romano La Russa, da Lusi a Rutelli non c’è partito che non abbia un suo uomo di spicco coinvolto in qualche impiccio, sarebbe facile rispondere all’Unità che i più convincenti sostenitori del «commissariamento della politica» sono proprio i partiti.
Ma siccome i giustizialisti sono altri (e Bersani vuole addirittura farci un governo assieme), lasciamo perdere le inchieste e parliamo invece di Alberto Sordi. La sinistra ha sempre polemizzato contro la commedia all’italiana, fin dalle sue origini, accusandola di essere consolatoria, qualunquista e in definitiva democristiana. È vero esattamente il contrario: tanto il neorealismo era sovraccarico di ideologia - e dunque non era realista per niente - tanto la commedia all’italiana sapeva raccontare i nudi fatti, i comportamenti concreti e quotidiani, i tic e i vizi e le (poche) virtù.
La sinistra ha impiegato il suo tempo, ma poi ha riabilitato anche la commedia all’italiana, e Veltroni ha fatto giustamente Sordi sindaco di Roma per un giorno. Secondo i criteri estetico-politici dell’Unità di oggi, quel gesto divertente e importante equivale ad un insulto per l’intera cittadinanza: celebrare Sordi (e dunque, ovviamente e inesorabilmente, il personaggio che Sordi ha creato nel corso degli anni) equivale a celebrare il «qualunquismo».
Che sarebbe poi - il qualunquismo di Repubblica - non l’idea un po’ bislacca di «commissariare» la politica, ma quella molto più seria e concreta di farla senza Bersani. Carlo De Benedetti, cui l’età ha donato un grado di schiettezza in più, intervistato da Servizio Pubblico è stato chiarissimo: Bersani e il gruppo dirigente del Pd saranno pure delle bravissime persone, ma appartengono al passato.
Con Monti l’Italia ha voltato pagina, sostiene in sostanza l’editore di Repubblica, e con Berlusconi ha archiviato anche l’antiberlusconismo. Si può obiettare che dell’antiberlusconismo militante Repubblica è stata un organo importante, se non il più prestigioso: ma questa è materia per gli storici.
La politica, invece, urge, e il mondo di Repubblica (di cui peraltro fa parte anche un bel pezzo di Partito democratico) s’è convinto che questo Pd non ha più alcuna utilità. Tanto vale che all’Unità se ne facciano una ragione.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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