Bologna proibita al consigliere E la Regione diventa off limits

L'ex capogruppo Pdl in Regione tornato in libertà, ma con divieto di dimora a Bologna: il consiglio regionale diventa off limits

«Non mi è consentito di fare politica per colpa di due raccomandazioni». Luigi Villani, ex capogruppo del Pdl alla regione Emilia Romagna, nella sua Parma era uno di quelli che contavano. Ma la vicenda che lo ha visto protagonista negli ultimi mesi, dopo l'arresto ai domiciliari nell'inchiesta che ha portato alle dimissioni l'ex sindaco Vignali, ha il sapore della beffa. «Beffa? Sono amareggiato», si sfoga lui col Giornale dopo che il Tribunale di Parma ha rigettato l'istanza dei suoi legali di cancellare l'ordinanza di divieto di dimora a Bologna. «Significa che mi è precluso anche solo avvicinarmi alla città dove ha sede il consiglio regionale. È evidente che è un momento dove sono costretto a stare lontano dalla politica, ma sono fiducioso. Sono stato eletto tre volte in consiglio, con preferenze che vanno dalle 11mila alle 17mila. Non possono impedirmi di esercitare le mie funzioni».

Villani infatti è soltanto rinviato a giudizio (l'udienza si terrà il 4 ottobre) ed è accusato di concorso esterno in peculato: «Lo scriva. Io non ho preso un soldo. Ho soltanto segnalato due persone che avevano bisogno di lavorare, ma stiamo parlando comunque di contratti a termine». Il tribunale però la pensa diversamente. Villani dopo lo scoppio dello scandalo e l'arresto che lo ha provato duramente per cinque mesi, si è dimesso dalla carica di vicepresidente di «Iren», la multiutility di Parma Torino e Genova. L'inchiesta che lo ha portato alle dimissioni non ha nulla a che vedere con la sua carica di capogruppo azzurro in viale Aldo Moro, ma semmai con il suo ruolo di vicepresidente della società. «Solo una raccomandazione – continua Villani – perché l'altra segnalazione la feci prima di salire ai vertici di Iren».

Invece i giudici hanno pensato che da consigliere possa ancora mettere in campo una rete di contatti tali da reiterare il reato. Ma solo a Bologna: «Paradossale – prosegue -. Se un giorno il consiglio dovesse trasferirsi a Modena allora potrei tranquillamente prendervi parte?», chiede lui. Caso curioso. In una terra che ha fatto delle porte girevoli tra politica e affari e delle raccomandazioni uno dei suoi punti forti. «Dal partito alla cooperativa – si sfoga – passando per altri enti. Funziona spesso così e potrei elencare numerosi casi di raccomandazioni». Villani, che ha ricevuto la solidarietà anche di esponenti del Pd come Marco Monari, si sente vittima di una interpretazione politica della sua vicenda giudiziaria. «Io non ho preso soldi, non ho commesso alcun reato e non sono stato neppure condannato. Sono fiducioso che il dibattimento dimostrerà la mia estraneità ai fatti nonostante questa misura cautelare che, mi dicono i mie legali, è singolare almeno per un consigliere regionale».

La vicenda di Villani fa discutere la politica locale. Più volte difeso dai suoi compagni di partito, tra cui Fabio Filippi, il collega in consiglio che lo ha chiamato anche ieri per manifestargli solidarietà. Ma investe anche quella nazionale.

A Rimini, dove sta partecipando al Meeting di Cl, il senatore Roberto Formigoni ha espresso solidarietà a Villani definendo la sua vicenda «da regime comunista. Un caso vergognoso. Tra poco ci aspettiamo che mettano in carcere anche chi ha semplicemente votato Pdl».

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