L'area dei riformisti e dei moderati all'interno del Partito Democratico potrebbe certamente soffrire a causa dell'offerta politica di Elly Schlein sbilanciata eccessivamente a sinistra. Gli animi nel nuovo Pd si sono già infuocati e si teme che una fuga sia dietro l'angolo. Dal suo canto Stefano Bonaccini predica calma, invitando a remare tutti verso la stessa direzione per evitare strappi e veti incrociati che spaccherebbero ulteriormente la galassia dem. La sua è una strategia politica? Chissà. Intanto sogna un ruolo di rilievo.
Le ipotesi per il futuro di Bonaccini
In queste ore sta circolando l'ipotesi che vedrebbe il presidente della regione Emilia-Romagna diventare il prossimo presidente del Partito democratico. Al momento siamo di fronte a una mera opzione, che comunque presto potrebbe diventare realtà. Bonaccini resta in attesa per capire se e come Elly Schlein intende collaborare con il candidato che è stato sconfitto alle primarie di domenica. La rigenerazione del Pd sembra essere un obiettivo comune, ma le buone intenzioni potrebbero lasciare spazio alle perenni liti.
"Non ho dubbi che mi chiamerà molto presto. Ma siccome non abbiamo discusso di nulla, ogni ipotesi per il momento vale zero. Ci confronteremo, nei prossimi giorni, se vorrà esserci un confronto. Da parte mia tutto l'impegno a garantire unità al Pd", sono le parole che l'Ansa ha attribuito a Bonaccini. Secondo il Quotidiano Nazionale il riferimento potrebbe essere proprio alla presidenza del partito.
Sullo sfondo c'è anche la carta vicesegretario. La palla è in mano a Schlein, che per dare un primo segnale a un partito spaccato potrebbe indicarlo nel ruolo in questione al posto di un fedelissimo (ad esempio Marco Furfaro è tra i profili più quotati a ricoprire la funzione di vice).
Schlein rischia il "commissariamento"
Quindi per Bonaccini potrebbe essere riservato un ruolo di spicco dentro il Pd, in nome di quello spirito costruttivo e collaborativo tanto sbandierato per scongiurare la guerra tra correnti. E forse la presidenza del partito potrebbe essere la vera posizione gradita. Ma probabilmente Schlein commetterebbe un errore, una sorta di leggerezza ingenua: di fatto rischierebbe di essere commissariata e di finire vittima del fuoco amico.
La veste di presidente non è affatto secondaria o di facciata. Infatti proprio al presidente è affidata la gestione del simbolo (ai soli fini della presentazione delle liste nelle tornate elettorali) in caso di sfiducia al segretario nazionale o impedimento. Non solo: della gestione ordinaria del partito se ne occupa il presidente dell'assemblea nazionale (in qualità di presidente pro-tempore della direzione) in caso di dimissioni del segretario nazionale e di formale avvio della fase congressuale.
Pure la possibilità da vicesegretario potrebbe esaudire il sogno di un incarico nazionale importante: i vicesegretari svolgono funzioni delegate dal segretario e inoltre sono membri di diritto della direzione nazionale. Nello Statuto viene specificato che qualora ci fossero due vicesegretari andrebbe rispettata la parità di genere e uno di loro dovrebbe essere indicato espressamente con funzioni di vicario. Magari si potrebbe riequilibrare il tutto con una seconda figura della mozione Schlein.
In sostanza, in particolar modo su tematiche cruciali, si potrebbe assistere a un Pd a due teste: da una parte l'anima più radicale che strizza l'occhio al Movimento 5 Stelle; dall'altra l'area
più moderata che sarebbe sofferente. A quel punto quale sarebbe l'indirizzo politico da seguire? Il pericolo del caos è sempre presente e l'eventuale presidenza affidata a Bonaccini potrebbe generare sempre più confusione.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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