Caro Giovanni Toti, riprenditi la libertà. Non è una resa ai magistrati

Un consiglio a Giovanni Toti per tornare uomo libero

Caro Giovanni Toti, riprenditi la libertà. Non è una resa ai magistrati

Tra qualche giorno saranno tre mesi che il presidente della Liguria Giovanni Toti si trova costretto agli arresti domiciliari, con l'accusa di «corruzione per l'esercizio della funzione e per atti contrari ai doveri d'ufficio», un provvedimento che lo stesso ministro della Giustizia Carlo Nordio ha dichiarato pubblicamente, dopo averlo letto attentamente, di non aver capito affatto. La misura cautelare a domicilio viene assegnata ai «presunti colpevoli» di un reato, a persone cioè con gravi indizi di colpevolezza, che ufficialmente non sono state ancora condannate, ma alle quali viene proibita la possibilità di poter girare liberamente per impedire loro di inquinare le prove, di fuggire o commettere ulteriori crimini. Nel caso di Toti si tratta di una carcerazione preventiva, un'altra criminale stortura del nostro ordinamento giudiziario, perché arrestare e privare della libertà una persona prima di aver dimostrato e riconosciuto in un tribunale la sua colpevolezza è un'anomalia crudele. Il soggetto recluso ai domiciliari ha l'obbligo di permanere nel perimetro delle mura domestiche, senza avere rapporti sociali e personali con il mondo esterno, non può allontanarsi da casa, nemmeno varcare la porta d'ingresso o uscire sul pianerottolo o negli spazi comuni. Violare i confini imposti dal giudice equivale a violare gli arresti ed è un reato. Il detenuto non può ricevere visite, tranne rimanere in contatto con i familiari conviventi e il proprio avvocato, per evitare accordi che potrebbero inquinare le prove e scongiurare il proseguimento delle attività illecite. Inoltre non può comunicare con l'esterno, cioè ha il divieto assoluto di usare telefoni, chat, email o social media. È vietato perfino parlare al citofono di casa: deve restare completamente isolato. Chi osa violare una sola di queste regole va incontro a una misura cautelare più severa e tradotto immediatamente in carcere. Sugli arresti domiciliari vigilano le Forze dell'ordine, che hanno l'obbligo di eseguire controlli almeno due volte al giorno per verificare che egli osservi le restrizioni, e una di queste visite avviene sempre nel cuore della notte. La casa viene perlustrata in ogni angolo, certificando il tutto con un verbale. Il soggetto sottoposto agli arresti domiciliari è di fatto privato della libertà personale allo stesso modo di un detenuto recluso, con la differenza che anziché dormire in branda in una cella con estranei, ha la possibilità di riposare nel suo letto, di parlare con i familiari conviventi, di usare il proprio bagno e di avere accesso alla sua cucina, senza però godere dell'ora d'aria in uso nelle carceri. Senza considerare la devastazione psicologica dei coniugi e dei figli del recluso, che si sentono detenuti a loro volta ed esposti.

In questi tre mesi il presidente Toti ha ottenuto il permesso dal giudice di uscire di casa solo per andare a votare alle recenti Europee o per essere interrogato due volte, ed ha trascorso questi novanta giorni da recluso, studiando le carte, scrivendo memorie, appuntando le sue osservazioni alle accuse, senza alcuna possibilità di difendersi pubblicamente, né nei confronti della sua giunta regionale, né tantomeno in quella dei suoi elettori, e non ha avuto nemmeno la possibilità di un confronto libero con gli alleati politici per definire una strategia di decisioni in merito al suo ruolo apicale, nel momento più difficile e complicato della sua vita. In questa settimana inoltre, gli è stata ipotizzata la possibilità di ricorrere ad un giudizio immediato «cautelare», per abbreviare i tempi, cosa che si svolge con gli imputati che restano in stato di detenzione per l'intero processo, che potrebbe iniziare nel prossimo ottobre e trascinarsi fino al 2025. Giovanni Toti si è sempre dichiarato innocente ed estraneo alle accuse imputategli, giustificando in una memoria difensiva, presentata dal suo legale, punto per punto i capi d'accusa completi di documentazione fotografica ed intercettazioni ambientali, uno spionaggio giudiziale che lo sorvegliava da ben quattro anni e che è arrivato agli onori delle cronache nello scorso 7 maggio, il giorno del suo arresto, a 20 giorni dalle elezioni europee, un tempismo che ha destato molti sospetti e indignate reazioni politiche. In un primo momento. Perché man mano che il tempo passava, il clamore per l'arresto e per una detenzione così coercitiva si sono andati spegnendo, con gli alleati del centrodestra che sembrano impegnati in altre questioni, mentre Toti si sente sempre più abbandonato al suo destino. E pur protestandosi incolpevole sta riflettendo sullo stallo e sul vuoto politico, tanto che starebbe per rassegnare le dimissioni. Il Gip e il tribunale del Riesame gli hanno negato la libertà finché resta alla guida della Regione, lasciando la quale avrebbe la possibilità di tornare libero e potersi difendere pubblicamente. Un'anomalia questa, in quanto dovrebbe essere la magistratura a dimostrare la colpevolezza di una persona e non questa a raccogliere prove per dimostrare la sua innocenza.

All'amico e collega Giovanni Toti mi permetto di dare il mio umile consiglio, quello di dimettersi al più presto, di tornare un uomo libero di parlare e di difendersi, di abbandonare definitivamente la politica ormai da anni inseguita e sorvegliata dai magistrati, che decidono le sorti dei governi e dei loro rappresentanti, come troppe volte accaduto in passato, e tornare a fare il giornalista quale era, un compito che ha sempre svolto con passione e in maniera eccellente.

Caro Giovanni non temere, non sarebbe un'umiliazione, non si tratterebbe di una resa al potere delle toghe, ma solo un modo per tornare a riprendersi la propria vita, quella che ora non è più tua perché in ostaggio di vicende giudiziarie che finirebbero per stritolarti,

come è successo ai tanti che tutti noi ricordiamo, anche quelli che non sono sopravvissuti alla violenza giudiziaria.

Noi umili giornalisti scribacchini di quotidiani e i colleghi televisivi ti aspettiamo a braccia aperte.

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