È provato il Cavaliere. Stanco per la nottata passata a rivedere il discorso fiume del Consiglio nazionale, ma pure stremato da quella che in privato non esita a definire «una delle più grosse delusioni» della sua vita. «Da Quagliariello, Lupi, Lorenzin e De Girolamo non mi aspettavo nulla e ragiona Berlusconi con i fedelissimi nel retropalco del Palazzo dei Congressi dell'Eur - non mi sono mai più di tanto stupito quando alcuni di voi dicevano che erano pronti a tradire». Diverso, invece, il discorso per Alfano. «Mai avrei pensato sarebbe arrivato a tanto», ripete l'ex premier come fosse un mantra a tutti i parlamentari che ha occasione di salutare. Un Cavaliere che pure a rottura consumata continua a sembrare quasi incredulo, perché la separazione è sì politica ma soprattutto umana. «Che gli altri subissero il fascino della poltrona lo avevo messo in conto si lascia sfuggire con un senatore - ma su Angelino fino a ieri avrei messo la mano sul fuoco». Un Berlusconi amareggiato. Che non nasconde la delusione e che sente il peso della stanchezza delle ultime giornate passate tra una riunione e l'altra alla disperata ricerca di un'intesa. La fatica si vede e si sente. E concluso l'intervento dal palco l'ex premier ne approfitta per stendersi qualche minuto prima di lasciare il Palazzo dei Congressi. Un Cavaliere che per molti versi, però, è anche sollevato, forse nella consapevolezza che la rottura con Alfano era ormai inevitabile. Due strade che si separano e che al di là dei toni soft usati ieri dai protagonisti difficilmente si riavvicineranno a breve.
D'altra parte, Berlusconi e Alfano guardano ormai in due direzioni diverse. Perché se il secondo è deciso a sostenere il governo senza se e senza ma, il Cavaliere si sente invece già fuori dalla maggioranza. «Quella stessa maggioranza scandisce più volte che fra pochi giorni voterà la mia decadenza e mi butterà fuori dal Parlamento e che sulla legge di Stabilità sta ignorando tutte le nostre richieste». La strada, dunque, è tracciata. Anche perché spiega ai suoi interlocutori «i nostri voti non sono più necessari a tenere in piedi il governo». La nuova Forza Italia, insomma, è pronta a stare all'opposizione. Nelle riunioni degli ultimi giorni, in verità, i lealisti ipotizzavano la via dell'appoggio esterno, un modo per chiamarsi fuori e sostenere il governo di volta in volta. Uno scenario che Berlusconi tiene in considerazione anche se si sarebbe lasciato scappare ieri c'è il rischio che una posizione del genere possa «non essere compresa dall'elettorato». Ecco perché anche la via dell'opposizione tout court non va esclusa, soprattutto adesso che il governo resterebbe comunque in carica blindato dai voti del Nuovo centrodestra di Alfano. Ci sarà tempo per ragionare e decidere sfumature e tempistica. Di certo ieri si è formalizzata non solo la rottura con Alfano ma pure il primo passo per l'uscita di Forza Italia dalla maggioranza. Lo scontro sulla decadenza di Berlusconi il voto del Senato è in programma il 27 novembre sarà durissimo, quello sulla legge di Stabilità anche peggio. Alla Camera, infatti, non solo Forza Italia ma pure un pezzo importante del Pd è deciso a rimettere mano al testo che uscirà dal Senato. Un Cavaliere, insomma, che si sente già in campagna elettorale. Quella per le politiche, se il caso Cancellieri farà implodere tutto il governo o se Matteo Renzi deciderà di far saltare il banco.
D'altra parte, secondo i sondaggi della Ghisleri Letta è in caduta libera con il 29% dei consensi (quando Berlusconi si dimise era al 28) e uno show down non è affatto da escludere. La campagna per le Europee se l'esecutivo alla fine terrà, visto che comunque vada a maggio del 2014 si voterà per rinnovare l'Europarlamento. Sarà quella la prima vera conta tra Forza Italia e il Nuovo centrodestra.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.