La Chiesa dopo Vatileaks: più potere a padre Georg

Il fedelissimo del Papa (e alleato di Bertone) diventa arcivescovo e prefetto della Casa pontificia. E resta al comando della segreteria di Benedetto XVI

La Chiesa dopo Vatileaks: più potere a padre Georg

Ha trascorso gli ultimi giorni in ritiro, all'interno del Vaticano. Niente lavoro, dispacci da sbrigare, lettere a cui rispondere. Piuttosto diverse ore dedicate alla preghiera, al silenzio, e a ringraziare Dio. Nei suoi pensieri, probabilmente, anche la riconoscenza per Benedetto XVI che dopo il caso Vatileaks - il furto di documenti riservati dall'appartamento nel Papa da parte dell'allora maggiordomo Paolo Gabriele - ha voluto tenere distante dalle sue stanze diverse persone ma non lui, il fedele segretario particolare Georg Gänswein. La preghiera a Dio, in questo tempo di «clausura», è anche richiesta di aiuto per il nuovo delicato compito che il Papa ha voluto affidargli, un caso di predilezione unico che non ha precedenti nei recenti papati: arcivescovo - l'ordinazione ha luogo oggi in Vaticano - e nuovo prefetto della Casa pontificia, mantenendo contestualmente la direzione della segreteria particolare dello stesso Benedetto XVI, un incarico a cui non arrivò nemmeno Stanislaw Dziwisz, il potente segretario di Karol Wojtyla, nominato soltanto prefetto aggiunto in aiuto di James Harvey.

In queste ore sono in tanti a tessere le lodi di Gänswein. Fra questi anche il quotidiano Die Welt che durante Vatileaks aveva alzato il tiro sull'entourage tedesco intorno a Benedetto XVI. «Il servo più potente», titola il quotidiano che aveva accusato di complicità in Vatileaks l'ex governante di Ratzinger, Ingrid Stampa, e il precedente segretario Josef Clemens. Per Die Welt il nuovo incarico di Gänswein non è soltanto l'ennesima conferma del buon operato di padre Georg in questi anni, ma è anche un segnale circa il potere che egli assume all'interno del Vaticano. Un potere che a onor del vero nasce da prima di Vatileaks. Nei mesi precedenti lo scoppio dello scandalo, infatti, Gänswein ha fatto quadrato con il segretario di Stato vaticano Tarcisio Bertone. Ha speso parole in difesa del cardinale salesiano, contro i detrattori esterni, ha fatto insomma asse con l'«altra segreteria» la quale, se è vero che gestisce i rapporti internazionali della Santa Sede, è altrettanto vero che per volere di Papa Montini è e resta una segreteria «personale» e cioè di supporto all'attività del Pontefice. I due, Gänswein e Bertone, si sono aiutati a uscire dalle secche di Vatileaks e oggi navigano più forti verso l'anniversario degli otto anni di pontificato di Ratzinger (19 aprile).

Ma quella di Gänswein è anche una vittoria contro i media che molto superficialmente all'inizio del pontificato si erano soffermati sul suo aspetto fisico arrivando a descriverlo come una sorta di padre Ralph De Bricassart, il giovane prete ambizioso protagonista di «Uccelli di rovo». La verità era ed è un'altra. Don Georg ha dimostrato d'essere un fedele servitore del Papa, con un curriculum importante: laureato in diritto canonico alla Katholisch-Theologische Fakultat della Ludwig-Maximilians-Universitat di Monaco, dopo essere stato giudice del tribunale diocesano e collaboratore personale dell'arcivescovo di Freiburg im Breisgau. Nel 1995 l'arrivo in Vaticano alla Congregazione per il culto divino. Poi il trasferimento alla Dottrina della fede, dove diviene segretario personale dell'allora prefetto Ratzinger.

La fedeltà al Papa di Gänswein ha un'eco anche nello stemma episcopale da lui scelto. Per metà è una riproduzione esatta dello stemma di Benedetto XVI con la conchiglia di sant'Agostino, l'orso di san Corbiniano e il moro incoronato dello stemma dei vescovi di Frisinga, che per Ratzinger è espressione dell'universalità della Chiesa. Sulla destra c'è il drago in campo azzurro con la stella. Scrive il sito korazym: «Il campo azzurro con la stella di Betlemme è un chiaro riferimento mariano. Il drago è usato in araldica per rappresentare la fedeltà, la vigilanza e il valore militare. Il drago sputa fuoco verso la «casa» del Papa, ma viene trafitto da una lancia che proviene dalla stella di Betlemme».

Il motto è «Testimonium perhibere veritati», «Rendere testimonianza alla verità». Tutto, insomma, lascia intendere che Gänswein voglia dare al suo ministero episcopale l'impronta di Benedetto XVI e l'idea «di un collaboratore fedele, leale e vigile».

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