"Ci sono i porti siciliani...". L'Ong si lagna e vuole decidere dove sbarcare

Prosegue la sfida delle Ong al governo: invece di chiedere il porto in altri Paesi proseguono nelle richieste all'Italia per poi lamentarsi

"Ci sono i porti siciliani...". L'Ong si lagna e vuole decidere dove sbarcare

Le Ong continuano la loro sfida al governo italiano. Pur sapendo che il ministero dell'Interno ha adottato una strategia che non prevede l'approdo delle navi della flotta civile nei porti meridionali, per alleggerire un sistema che per anni è stato sottoposto a eccezionali livelli, continuano a chiedere il porto sicuro all'Italia, invece che a Tunisia e Malta, per poi alzare la voce e lamentarsi per l'assegnazione. Un atteggiamento che denota un certo interesse delle Ong ad alzare il livello della sfida con il governo italiano, sostenute dalla sinistra, per delegittimare l'esecutivo di Giorgia Meloni. Medici senza frontiere è l'organizzazione più attiva in tal senso.

A seguito dell'ultimo intervento effettuato nel Mediterraneo centrale, sulla rotta cirenaica, che ha portato a bordo della Geo Barents 48 migranti, alla nave di Medici senza frontiere è stato affidato il porto di Ancona. Non è la prima volta che la nave della Ong viene mandata nel capoluogo delle Marche e ancora una volta la Geo Barents alza la voce contro il governo perché vorrebbe sbarcare in Sicilia. Medici senza frontiere, dimenticandosi che nel Mediterraneo esistono anche altri Paesi oltre all'Italia, tanto da farli scomparire dalle sue mappe, indica nei porti della maggiore delle isole italiane il suo posto di sbarco preferito.

"Le autorità italiane ci hanno indicato di procedere verso il porto di Ancona, lontanissimo dalla zona in cui noi ci trovavamo. Evidentemente, pur sapendo che ciò è totalmente illegittimo, siamo obbligati a farlo, anche se ci sono porti molto più vicini, come quelli siciliani, che potremmo raggiungere già domani stesso", dice Riccardo Gatti, viceresponsabile dei soccorsi sulla Geo Barents, la nave di Medici Senza Frontiere che, per la seconda volta in poco più di un mese, sta facendo rotta verso lo scalo di Ancona. Gatti aggiunge: "Ciò mostra che, ancora una volta, le normative internazionali e il diritto marittimo in materia di salvaguardia della vite umane a mare non è rispettato da parte dell'autorità di uno stato membro dell'Unione Europea e, ancora più, che il benessere e i diritti delle persone che vengono soccorse in mare non vengono per niente rispettati".

La tendenza della flotta civile di tentare, con ogni mezzo a disposizione, di imporre all'Italia la sua volontà apre scenari pericolosi, nei quali le organizzazioni non governative pretendono di prevaricare le norme di un Paese sovrano.

La zona in cui le Ong operano è SAR di competenza della Libia e il porto sicuro di sbarco più vicino si trova in Tunisia. Questo è un Paese senza dubbio sicuro, visto che viene scelto da centinaia di migliaia di persone per le vacanze. Perché le Ong non chiedono di sbarcare i migranti in Tunisia?

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