Roma - Torna in auge (dopo la Rai di Bernabei) l'intervista apologetica. La puntata di ieri di In 1/2 ora di Lucia Annunziata (Rai 3) è iniziata con un preambolo a dir poco encomiastico. Il neo ministro Cécile Kyenge, come riferisce la stessa Annunziata, è stata accolta da tutto il personale Rai con un caloroso applauso di benvenuto. Fatto più unico che raro in quegli studi televisivi, come confessa la stessa giornalista. Se altri ospiti sono stati accolti in ben altro modo (ricordate gli «impresentabili» del Pdl, detto ad Alfano?), per la nuova responsabile del dicastero dell'Integrazione la Annunziata sceglie un registro nuovo. Encomiastico, appunto, e celebrativo. Con la scusa di voler sapere tutto su una persona fin qui poco trattata dai media, la Annunziata chiede alla Kyenge della sua vita, del suo passato, del suo paese d'origine e della sua numerosissima famiglia. Non le risparmia domande puntute: «È cattolica?».
Non paga della risposta («poco praticante»), insiste: «Proprio battezzata»? La stessa ministra tradisce uno sguardo perplesso. Lo stesso che aveva rivolto alla conduttrice sentendo l'epiteto «di colore», dopo che si era battuta con fierezza per definirsi nera tout court. Su Twitter i commenti infastiditi sull'Annunziata non si contano. E un'intervista che poteva diventare un ottimo spunto di dibattito su uno dei temi più caldi del momento (il diritto di cittadinanza) è diventata una spot inutile. «Cosa ne pensa di Balotelli testimonial?» chiede la Annunziata, parlando di una futura campagna pubblicitaria sull'integrazione razziale. «Perché no» risponde il ministro, che annuncia già dai prossimi giorni il lavoro di stesura («collettivo») di un ddl per proporre lo ius soli. A fine partita (il Milan ha vinto proprio grazie a un suo gol) Balotelli accetta di slancio: «Sono sempre disponibile».
La Annunziata prende un'altra topica quando incalza la Kyenge con una domanda sulla Bossi-Fini. «Ora che i due non sono più in Parlamento, pensa sia giunto il momento di emendare la loro legge?». Peccato che Bossi in Parlamento ci sia. Sulla legge la Kyenge non ha dubbi: il reato di clandestinità andrebbe abolito.
A riportare il ministro sulla terra ci pensa Renato Schifani, capogruppo Pdl al Senato. «Quello del ministro Kyenge, che annuncia l'abolizione del reato di immigrazione clandestina e un ddl sullo ius soli, è solo l'ultimo episodio di mancanza di cautela politica». Niente proclami solitari, quindi, per l'ex presidente del Senato.
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