Corona in fuga: se la latitanza diventa uno spettacolo

L'ultima beffa: da cacciatore di vip a ricercato. Ma è riuscito di nuovo a far parlare

Corona in fuga: se la latitanza diventa  uno spettacolo

«Dovrei stare fuori da questo mondo per quatto o cinque anni e poi tornare, purificato. Sto pensando di fare altro» (12 dicembre 2012). «Sono cambiato, voglio costruire un'altra vita. Sono qui con mia madre e i miei fratelli» (tribunale di Milano, 17 dicembre 2012).
Fare altro è fuggire. Costruire un'altra vita è sparire. Fabrizio Corona è scomparso da Milano, forse dall'Italia. Scappa dalle manette, scappa dalla condanna, definitiva, a cinque anni di carcere, per estorsione aggravata, trattamento illecito di dati personali, per avere richiesto 25mila euro all'ex calciatore della Juventus David Trezeguet. La Cassazione ha ribadito la sentenza, la procura generale di Torino ha disposto l'ordine di arresto. Ha trasmesso gli atti via fax a Milano, qui da tempo Corona, che era stato affidato ai servizi sociali, con obbligo di rientro a casa alle 21, veniva seguito, monitorato dalla polizia. Lo hanno cercato invano ai tre indirizzi a disposizione degli agenti. Milano diventa la città del silenzio, nessuno sa, nessuno ha visto, l'ultima immagine di Corona risale a poco prima di mezzogiorno, un'ombra veloce che si allontana da casa. Qualcuno lo aveva informato dell'arresto. La storia diventa drammatica, la famiglia lancia l'appello, Gabriella, la madre, Francesco e Federico, i fratelli, lo implorano di presentarsi, di costituirsi.
Fabrizio Corona arriva sempre primo sulla notizia. Aveva spiazzato giornali e procure rivelando il Paese, Messico, il luogo, un bar ristorante, in cui Ruby si trovava mentre era invano attesa al tribunale di Milano. La sua vita è uno scoop da sempre. Da quando si faceva portare a scuola dall'autista di famiglia, a bordo di una Thema. Da quando si spogliava, mostrando il petto nudo al professore di filosofia durante l'ora di lezione. Da quando suo padre, Vittorio, scoprì che il ragazzo due, se non tre volte alla settimana, non si presentava in classe e venne alla fine sospeso. Bocciato all'esame di maturità per aver preso in giro uno dei docenti. Ribelle, screanzato, un fotogramma bruciato dell'album di una famiglia siciliana borghese, illustre, il padre e il nonno giornalisti, il bisnonno, musicista, compositore e lui, il bel picciotto catanese, pieno di femmine, auto e denari, passando dalla dolce vita al carcere scuro, detenzione e spaccio illecito di denaro falso, estorsione, associazione per delinquere, aggressione a pubblico ufficiale, bancarotta fraudolenta, evasione fiscale, guida senza patente, questo il suo book, un casellario di miserie che Fabrizio Corona ha pensato di esibire, come le sue conquiste con le donne, come le sue motociclette, le sue automobili, gli anelli e le collane, i gioielli per rendere ancora più plateale una esistenza già troppo abbagliante. Corona ha saputo speculare su questa vita grandiosa e piccola assieme, ha scritto e venduto libri, ha lanciato marchi, ha costruito scoop di comunicazione, le mutande sventolate dal balcone, le sue espressioni volgari davanti alla Corte in tribunale, gli amori esplosivi, con la Moric, moglie e madre di suo figlio, con Belen Rodriguez e con altre mille ancora, la complicità con figure e figuri da galera, perché questo è stato anche uno dei suoi alloggi frequenti. Fu Corona a rivelare, nel suo libro, i peccati, anzi i reati del cappellano di San Vittore, venuti alla cronaca qualche anno dopo.
«Io vivo di adrenalina» gli piace ogni tanto ripetere una frase che non significa nulla ma spiega molto. Fa Rambo e Rocky, sembra Stallone, gonfia i muscoli, è l'uomo Alpha, si addobba da boss, procede come un cow boy, cambia il trucco, prima i baffi, poi i capelli lucidi di gel, quindi liberi al vento, ha recitato la parte, mentendo anche con se stesso, solo in mezzo alla folla di cortigiani e complici.
Con questa fuga improvvisa, ma non imprevedibile, Corona pensa di scrivere un'altra sceneggiatura del suo film. La procura di Torino si dice esterrefatta e chiede spiegazioni a Milano («dovevano sorvegliarlo»), Nina Moric rivela di aver visto il marito ultimamente «sperduto e infelice, ma solo soffrendo potrà fare un esame di coscienza».
Per una vita Fabrizio Corona ha inseguito, seguito e scovato chiunque, riuscendo a raggiungerlo nei luoghi più improbabili. Adesso tocca agli altri.
E qualcuno teme un colpo di scena finale.

segue a pagina 14

di Tony Damascelli

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