Vuoi vedere che è proprio come dicono, che in Italia è davvero a rischio la libertà di informazione? Già, perché in effetti non è usuale che un giornalista venga condannato a otto mesi di carcere più 6.500 euro di multa. La cosa però non fa notizia e un motivo c'è: non si tratta di uno dei tanti giornalisti di sinistra che scrivono di rischio dittatura sui giornali di sinistra, né di uno degli intellettuali star che affollano i talk show urlando alla censura. No, a essere condannato al carcere è un giornalista da tanti anni collaboratore del Giornale, Pasquale Napolitano, rispettato e apprezzato cronista politico.
Nel 2021 Napolitano pubblicò - non su questo giornale ma su un piccolo sito on line con il quale collabora - un articoletto sul fatto che il Consiglio degli avvocati del Foro di Nola, Comune campano, era paralizzato da beghe tra correnti. Oggi, a distanza di tre anni, un giudice monocratico del tribunale di Nola ha emesso la condanna al carcere. Ho letto l'articolo, pura cronaca e un accenno di stupore per la situazione di stallo che paralizza l'attività. Rilancio il suo stupore: si può vivere in un Paese dove un giudice monocratico, di fatto un avvocato distaccato al ruolo di magistrato, può con tanta arroganza e leggerezza chiedere l'arresto di un giornalista per avere espresso un'opinione? È questa l'autonomia che i magistrati invocano, respingendo ogni tentativo di riformare un sistema evidente fuori controllo?
Sono domande che giriamo alla politica (senza troppe speranze di avere risposte), al ministro Nordio, ma soprattutto al circo mediatico di cui ahimé facciamo parte: quando, cari colleghi, capirete che la nostra libertà non è minacciata dai governanti (che possiamo tranquillamente mandare a quel paese senza subire troppi danni) ma dai magistrati che voi vi ostinate a difendere come ultimo baluardo della democrazia? A meno che, mi viene il dubbio, per baluardo intendiate che chi è di sinistra debba avere un salvacondotto perpetuo, oltre ovviamente alla libertà di insulto, mentre chi professa altri
fedi possa e anzi debba essere giustamente in balia del primo giudice monocratico che passa. Che tanto, che c'entra la libertà: quello scrive per Il Giornale e poi dai, che sarà mai una condanna a otto mesi? Da vergognarsi.
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