Il Csm: intervista di Esposito inopportuna. Ma non lo sanzionano

Il Csm riconosce che il giudice ha sbagliato nell'intervista al Mattino, ma decide non punirlo con il trasferimento

Il Csm: intervista di Esposito inopportuna. Ma non lo sanzionano

Un colpo al cerchio e uno alla botte. L'organo di autogoverno dei magistrati dice che il "giudice chiacchierone", Antonio Esposito, ha sbagliato. Ma, al contempo, evita di punirlo. "È sostenibile che la condotta del dottor Esposito possa assumere rilievo disciplinare", scrive la prima Commissione del Csm nella delibera con cui chiede al plenum di archiviare la pratica aperta a Palazzo dei Marescialli sul giudice della Corte di Cassazione, "risultando già informati i titolari dell’azione disciplinare". La commissione sottolinea poi che l’intervista del giudice, a pochi giorni dalla condanna di Silvio Berlusconi, è stata "particolarmente vistosa e inopportuna", ma sarebbe "irragionevole" far derivare da "un unico episodio di esternazione" la misura "estrema" del suo trasferimento d’ufficio. Il magistrato era stato accusato di aver anticipato le motivazioni della condanna per frode fiscale inflitta a Berlusconi prima del deposito della sentenza.

"I magistrati - prosegue la prima Commissione - nelle occasioni di esternazione pubblica devono tenere conto che la loro posizione istituzionale accentua i doveri di correttezza espositiva, compostezza e sobrietà, rispetto agli standard di diligenza che possono essere richiesti al cittadino che non ricopra analogo status". Poi sottolinea che "non è in discussione l’esercizio da parte del dottor Esposito del diritto di manifestare il proprio pensiero". Ma "è altrettanto evidente che tale diritto fondamentale, per quanto riguarda il cittadino-magistrato, deve essere bilanciato con i principi costituzionali di indipendenza e imparzialità e cioè con i valori essenziali che caratterizzano lo status costituzionale degli appartenenti all’ordine giudiziario".

I magistrati non cedano a "fuorvianti esposizioni mediatiche". Nella delibera c’è un esplicito richiamo all’invito rivolto dal capo dello Stato due anni fa ai giovani giudici che avevano appena vinto il concorso in magistratura. In quell’occasione Napolitano chiese alle toghe anche di "ispirare le proprie condotte a criteri di misura e riservatezza, a non sentirsi investiti di improprie ed esorbitanti missioni, a non indulgere in atteggiamenti protagonistici e personalistici che possono mettere in discussione la imparzialità dei singoli, dell’ufficio giudiziario cui appartengono, della magistratura in generale". Un appello che ora il Csm ripropone tutto intero.

"In nome del più sfrenato corporativismo - tuona Luca D’Alessandro, deputato del Pdl - a difesa tra l’altro di chi può sfoggiare sul petto la medaglia di aver emesso una condanna definitiva contro Berlusconi, il Consiglio superiore della magistratura riconosce che il giudice Antonio Esposito ha sbagliato ma decide di insabbiare tutto e di non punirlo. Ancora una volta la casta in toga si autoassolve in modo vergognoso, ma il dato certo e inattaccabile è che il giudice Esposito ha commesso un illecito disciplinare, cancellando così ogni parvenza di credibilità alla sentenza che ha emesso".

"Come al solito i magistrati, acerrimi aguzzini contro gli avversari si tramutano in amorevoli benefattori quando si tratta di colleghi", afferma la pidiellina Jole Santelli, sottosegretario al lavoro e alle politiche sociali.

"Poteva il Csm punire il presidente Esposito, colui il quale ha tirato il colpo decisivo al nemico giurato Berlusconi? Ovviamente no", sottolinea ironicamente Santelli, secondo la quale "anzi per l’opera meritoria avrebbe meritato una menzione speciale, visto poi tutto ciò che ha combinato. Per la violazione delle più comuni regole di equilibrio e sobrietà richieste ad un giudice la commissione disciplinare ha deciso di dargli giusto un buffetto sulla guancia".

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