Prova a fare dietrofront sulle parole che ha utlizzato sulla strage di Bologna: Marcello De Angelis, responsabile della comunicazione istituzionale della Regione Lazio, sui social ha scritto un lungo post di scuse sui fatti degli ultimi giorni che abbiamo trattato sul Giornale. "Negli ultimi giorni ho espresso delle riflessioni personali sul mio profilo social, che sono invece diventate oggetto di una polemica che ha coinvolto tutti. Intendo scusarmi con quelli - e sono tanti, a partire dalle persone a me più vicine - a cui ho provocato disagi, trascinandoli in una situazione che ha assunto dimensioni per me inimmaginabili".
De Angelis, poi, ha deciso di fare chiarezza su "affermazioni che possono essere fraintese per l’enfasi di un testo non ponderato, ma scritto di getto sulla spinta di una sofferenza interiore che non passa ed è stata rinfocolata in questi mesi": nel caso specifico se l'è presa con i "colleghi giornalisti" che a suo dire ogni giorno lo definiscono "un ex-terrorista - pur nella consapevolezza del fatto che non sono mai stato condannato per nessun atto criminale o gesto di violenza - infangano il mio onore e mi negano la dignità di una intera vita. Perché un terrorista è una persona schifosa e vile", scrive sui social.
Tra i punti che il capo della comunicazione ha voluto sottolineare c'è tutto il rispetto e lavoro per leche ha servito per anni e che "da parlamentare ho contributo ad eleggere e che oggi sostengo come cittadino elettore" con al primo posto la Presidenza della Repubblica. Esprime dubbio, invece, sulla quarantennale ricerca della verità sulla strage di Bologna. "Dubbio alimentato negli anni dagli interventi autorevoli di alte cariche dello Stato come Francesco Cossiga e magistrati come il giudice Priore e da decine di giornalisti, avvocati e personalità di tutto rispetto che hanno persino animato comitati come “E se fossero innocenti”, ha scritto.
Nell'esprimere il suo rammarico, ha sottolineato che il suo intervento è dovuto a una vicenda persona con il fallito tentativo "di indicare mio fratello, già morto, come esecutore della strage. Questo episodio mi ha certamente portato ad assumere un atteggiamento guardingo nei confronti del modo in cui sono state condotte le indagini", ha specificato. Da qui i dubbi come coloro i quali li hanno espressi "sulla sentenza definitiva contro Adriano Sofri senza per questo essere considerati dei depistatori o delle persone che volessero mancare di rispetto ai familiari del commissario Calabresi".
Nel post fiume, De Angelis ha ricordato le vittime degli anni di piombo e ribadito il suo rispetto per i familiari e chi si è sacrificato in maniera innocente. La difesa, poi, è passata nei confronti della Magistratura che è composta "da uomini e donne coraggiosi che si sono immolati per difendere lo Stato e i suoi cittadini". Infine un pensiero per il governo attuale con l'auspicio che l'esame dei documenti attuali possa "confermare, completare e arricchire le sentenze già emesse o anche fare luce su aspetti che, a detta di tutti, restano ancora oscuri".
La nota di La Russa
Sull'argomento è intervenuto anche il Presidente del Senato, Ignazio La Russa, che in una nota ha fatto sapere che dopo la commemorazione avvenuta in Aula per le vittime dell' attentato terroristico del 2 agosto "non ho in alcun modo rilasciato, né personalmente né per interposta persona, alcuna altra dichiarazione o commento in proposito.
Credo, d'altronde, fossero esaustive le mie parole sia sul dovere ('doverosamente"' del presidente di tutti i senatori di non tacere su una risultanza oggettiva ('la verità giudiziaria'), sia sul sollecitare ulteriori desecretazioni per fugare ombre e dubbi che tuttora persistono. A queste mie dichiarazioni, rese il 2 agosto, senza null'altro aggiungere, mi richiamo integralmente".- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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