"Disgrazia". Di Cesare sbeffeggiata anche dalla brigatista Balzerani

La prof Di Cesare elogiò la terrorista Balzerani il giorno della sua morte. Ma la brigatista l’ha sempre detestata anche su Facebook

"Disgrazia". Di Cesare sbeffeggiata anche dalla brigatista Balzerani
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Povera professoressa Donatella Di Cesare, gliene succedono di tutte. Dopo il suo geniale tweet messo in rete qualche giorno fa, e poi cancellato - subito dopo la morte dell’ex capo Br Barbara Balzerani - nel quale spericolatamente solidarizzava con una signora colpevole di svariati omicidi (la “compagna Luna”, era questo il suo nome di battaglia), si è trovata a dover fronteggiare la contestazione degli studenti. Che si sono intrufolati alla sua lezione con dei cartelli con su scritti i nomi dei professori dell’Università di Roma caduti sotto il piombo delle Brigate rosse.

Moro, Bachelet, Tarantelli...E già questo, francamente, non è un onore per una professoressa di filosofia teoretica dichiaratamente comunista e sovversiva. Abituata a contestare, non a farsi contestare. Stavolta, come una borghesuccia qualunque del Pd, li ha definiti squadristi. Ora però sfortunatamente si scopre che proprio la donna oggetto della sua ammirazione, cioè Barbara Balzerani stessa - Luna la disprezzava, rideva di lei e la prendeva in giro. Sono andata a frugare su Facebook, come faccio spesso, e ho trovato un post della Balzerani abbastanza recente, 7 dicembre 2023, che certo non farà piacere alla professoressa. Era successo che la Di Cesare aveva scritto un messaggio molto severo nei confronti di Ilan Pappé, che è un professore, anche lui comunista, israeliano, ma convintamente antisionista. Pappé in questi mesi ha scritto cose tremende su Israele e su Netanyahu, e sui bombardamenti di Gaza. E questo deve avere indignato la Di Cesare la quale - rispettando la tradizionale rissosità tra comunisti - lo ha accusato di essere un propalatore di «slogan subdoli» - ha scritto proprio così - e lo ha invitato a leggere Walter Benjamin (che un professore di storia all’Università inglese, come Pappé, dovrebbe in realtà avere già letto). Invitare un professore marxista a leggere Benjamin è come chiedere a un matematico di ripassare Pitagora o Euclide. La Balzerani allora è intervenuta a favore di Pappé e ha commentato l’uscita della Di Cesare con due righe piene di ironia di sprezzo e di veleno: «E puntuale come le disgrazie arriva la filosofa: il nostro mondo accademico che nessuno ci invidia!». Capite che umiliazione per la povera professoressa abbandonata da tutti?

La destra l’ha infilzata, la sinistra l’ha ignorata, i suoi amici si sono defiliati, e tutto questo perché ha voluto rendere un omaggio anticonformista a un suo idolo, forse giovanile, e ha voluto spiegare che uccidere o non uccidere è una sfumatura, quel che conta è l’obiettivo: la rivoluzione. E ora scopre che la Balzerani la definisce una «disgrazia». E la iscrive a un mondo accademico, quello dei baroni, da sempre oggetto della rabbia dei rivoluzionari.

Le poteva capitare di peggio? C’è qualcosa di più infamante che essere bastonata dalla persona che veneri? Come replicherà adesso la professoressa? Mica potrà dire che anche Balzerani era una squadrista, come gli studenti di Forza Italia che l’hanno contestata? Del resto la Balzerani non era il tipo che interrompeva i professori. Roba da dilettanti. Lei li uccideva. Dirà la Di Cesare: «L’ho sempre pensato che è meglio guardare il dito che ascoltare la compagna Luna...».

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