E ora Italia Futura inchioda Montezemolo "Dai il via al partito"

Oggi a Roma vertice decisivo col presidente Ferrari Si lavora all’ipotesi di creare gruppi parlamentari

E ora Italia Futura inchioda Montezemolo "Dai il via al partito"

Mollare gli ormeggi e veleggiare nel mare magnum elettorale. Oppure abbandonare la nave. Suona come un ultimatum, quello che i dirigenti di Italia Futura lanceranno oggi a Montezemolo. La riunione, sulle prime convocata in modo allargato, all'ultimo è stata ristretta a pochi: un rappresentante per ogni Regione, non uno di più. Perché oggi a Roma, ed è la prima volta, ci sarà anche il fondatore. Che di solito delega i fedelissimi Andrea Romano e Federico Vecchioni. Ma che ha ceduto alle pressioni. I rappresentanti delle Regioni si aspettano una parola chiara sull'associazione che fatica a trasformarsi in forza politica. Così si scopre che è Montezemolo, il problema del partito di Montezemolo. I suoi sono pronti da mesi. Luca tentenna.
Tutti là fuori, politici, giornalisti, potenziali elettori, danno per scontato che Italia Futura sia in corsa, col solo dubbio di chi sarà il capolista. Dentro, è tutto un altro paio di maniche. Tanto per dire, la convention che, con 5mila invitati dall'Italia e dall'estero, avrebbe dovuto annunciare in pompa magna la discesa in campo, da febbraio è slittata a marzo, da aprile a luglio, e adesso chissà. Solo che qui ognuno fa anche altro. Imprenditori e liberi professionisti si sono messi a disposizione di un progetto di idee che si aspettavano diventasse politico. Ma hanno un lavoro cui tornare. E altre offerte, dalla lista Marcegaglia al Verso Nord. E vagli a spiegare che tanto poi alla fine si uniranno le forze. Per dirla con un dirigente di quelli in giacca e cravatta che però perde l'aplomb: «Sono scoglionati. Ci rispondono che intanto loro passano di là, stiamo già perdendo iscritti. La nostra forza è che siamo presenti in tutto il Paese. Ma fra poco non basterà più».
Non aiutano i rumors sul voto anticipato. Se si votasse a ottobre, Italia Futura non sarebbe pronta, ché valle a raccogliere migliaia di firme per presentare il simbolo. Al Nord, e forse in Sicilia, non sarebbe un problema. Ma in altre realtà la strada sarebbe in salita. Tanto che oggi si parlerà anche del piano B: approfittare della norma che consente a chi ha già un gruppo parlamentare di evitare le piazze. I numeri ci sono. Servono venti parlamentari alla Camera, dieci al Senato. A parte la pattuglia «storica» da Giustina Destro a Nicola Rossi, vengono dati in avvicinamento anche Gianni Vernetti e Linda Lanzillotta. «Gli altri si trovano: sia dal Pdl sia dal Pd, in molti ci hanno chiesto l'adesione, siamo noi che preferiremmo non contaminarci troppo coi partiti» dice un insider. Ma la strategia non piace: «Sarebbe un boomerang per una forza che si presenta come lontana dal palazzo. E una vittoria per i parlamentari, che acquisterebbero potere negoziale, uscendo dal ruolo di negletti in cui li abbiamo relegati».
Insomma tocca muoversi. C'è da credere che Montezemolo darà il sospirato via. A fugare il suo maggiore dubbio, e cioè quello se candidarsi in prima persona, lui che è sì nuovo della politica, ma non certo della vita socio-economica del Paese, ci hanno pensato i suoi: «Italia Futura ormai viaggia da sé: che ti candidi tu o meno, non è rilevante. Ma che siamo un partito va detto». Come ci si presenterà poi al voto, dipenderà dalla legge elettorale.

Lo stesso Luca ai suoi l'ha messa così: «Se il sistema di voto ci obbligherà ad accordarci con altri partiti, vedremo con chi e come. Ma è sbagliato rapportarsi alle categorie politiche attuali, perché fra sei mesi non ci saranno più». E se i mesi fossero due?

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