E il sindacato rosso non vuole risarcire i pensionati truffati

Ricorso in appello per non pagare 480 anziani frodati dall'Inca-Cgil di Zurigo. Un raggiro da 35 milioni di franchi

E il sindacato rosso non vuole risarcire i pensionati truffati
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«Fai quel che dico e non quel che faccio». La Cgil di Maurizio Landini (ma anche dell`ex segretario Susanna Camusso) rispetta alla lettera l`antica massima. Il caso - che il Giornale è in grado di raccontare - svela una clamorosa storia, tutta interna al sindacato rosso. La Cgil grida e scende in piazza in difesa dei più deboli. Ma un attimo dopo in Tribunale nega il legittimo risarcimento a un iscritto, un pensionato truffato dal responsabile (condannato in sede penale) di una sede Inca-Cgil all`estero. L`Inca è il patronato del sindacato: una macchina da soldi su cui il Parlamento, anche in una recente interpellanza urgente a firma di Fratelli d`Italia al ministro del Lavoro Marina Calderone, chiede di accendere i riflettori soprattutto rispetto ai metodi poco chiari usati all`estero. E infatti il paradosso si compie tra Zurigo e Roma.

Tra il 2001 e 2009, alla sede Inca-Cgil di Zurigo va in scena una gigantesca truffa ai danni di 400 pensionati. Antonio Giacchetta, responsabile della sede Inca-Cgil della città elvetica, gestisce le prestazioni previdenziali di 480 italiani, quasi 35 milioni di franchi svizzeri. Quei soldi finiscono in buona parte sui conti privati di Giacchetta. Storia nota. Scoperta la truffa, il responsabile del patronato Cgil è arrestato e condannato in primo e secondo grado alla pena definitiva di sette anni e tre mesi. Concluso il processo penale, i pensionati fregati, tutti con la tessera Cgil in tasca, aspettano di essere risarciti dal sindacato. Il minimo. Puntuale arriva la doccia gelata. Sia Camusso che Landini disconoscono il legame con l`attività all`estero svolta dai patronati Inca. Stupore. Una posizione, quella della Cgil, sostenuta anche nel giudizio civile che si è svolto in Italia al Tribunale di Roma.

A promuovere contro la Cgil la richiesta di risarcimento è stato uno dei truffati: Cosimo Covello. In primo grado il pensionato ha incassato un verdetto favorevole: con la sentenza n.11301/2020 il magistrato Alfredo Matteo Sacco (Seconda Sezione Civile) ha condannato l`Inca-Cgil al pagamento di un risarcimento pari a 348.797,88, escludendo inoltre eventuali responsabilità da parte del ministero del Lavoro. Ti aspetti che il sindacato dei più deboli corra a risarcire il suo pensionato. Ed invece nulla. La Cgil fa ricorso in Appello. Con quale tesi? Solleva un difetto di giurisdizione tra Italia e estero pur di non pagare. Secondo i legali Cgil «il patronato Inca di Zurigo avrebbe operato come associazione autonoma non collegata all`Inca italiana». E dunque dovrebbe decidere il giudice elvetico contro quell`associazione, che nel frattempo è fallita. Ora in Italia il giudizio pende in secondo grado. E la prossima udienza è fissata ad aprile 2024.

Nell`attesa il pagamento del risarcimento è sospeso.

Eppure il giudice italiano nel dispositivo è chiaro sulla responsabilità di Inca-Cgil: «Risulta evidente una situazione di oggettiva apparenza idonea ad indurre, qualsiasi persona di medie capacità e diligenza (quanto meno), a ritenere che, rivolgendosi alla sede di Zurigo dell`Inca Svizzera per l`assistenza previdenziale, ci si stesse rivolgendo all`Inca - Istituto Nazionale Confederale di Assistenza (italiano), per il tramite di una struttura estera». Chiarissimo. Ma non per Landini.

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