Roma - Sarà un conclave breve: a padre Federico Lombardi glielo leggi in faccia. La prudenza, che è sempre buona consigliera, e il segreto cui è tenuto (partecipa ai lavori delle congregazioni senza intervenire né riferire), gli impediscono di essere più esplicito. Ma lui sa che nelle congregazioni si è mosso qualcosa, sono caduti veti e barriere, e martedì i 115 cardinali entreranno in conclave con le idee chiare e pochi nomi su cui concentrarsi.
Dal portavoce vaticano arrivano indicazioni importanti. Intanto la coesione tra i porporati al momento di votare la data del conclave. La maggioranza è stata schiacciante, «un rapporto da 10 a 1», esemplifica padre Lombardi. Un risultato indiscutibile: «È una risposta implicita agli scenari di tensioni, divisioni, gruppi e cordate che qualcuno ha dipinto. Il consenso sulla data è stato vastissimo».
Questa compattezza è il segnale di un conclave breve. Spiega il gesuita: «In base alle esperienze recenti, si parte votando quello che ognuno ritiene il migliore candidato secondo la sua prospettiva. In tempi rapidi, visti anche i ritmi serrati delle votazioni, si capisce chi è più capace di catalizzare il consenso, e si converge. Il processo di individuazione può muoversi con notevole rapidità. Tutti i conclavi del secolo scorso sono stati piuttosto brevi». Il più lungo, l'elezione nel 1922 di Pio XI, ebbe 14 scrutini in cinque giorni.
Un allungamento del conclave è determinato da un blocco. Padre Lombardi appare fiducioso: «Non ho motivo di pensare che ciò possa capitare, ma non tocca a me giudicare. Ritengo che si svolgerà tutto in pochi giorni senza particolari difficoltà». Un'altra sua frase lasciata cadere come una battuta fa intendere che la rosa dei papabili si è ristretta. Una giornalista chiede se le congregazioni hanno suggerito un nome per il nuovo Papa. «No - ride il portavoce vaticano - rifletteranno durante lo scrutinio. Comunque vi assicuro che su 115 non sono molti quelli che devono preoccuparsi di preparare un nome...».
Si sarebbe coagulato un gruppo di «riformatori» che raccoglierebbe rappresentanti del Nord e Sud America e dell'Europa occidentale, in cui il desiderio di trasparenza e rinnovamento in continuità con l'opera di Benedetto XVI si fonde con il «complesso anti-romano» della cosiddetta Alleanza renana che fu l'asse portante del Concilio. Tra questi emergono le figure dell'arcivescovo di Milano, Scola, e di alcuni porporati nordamericani: gli statunitensi Dolan e O'Malley e il canadese Ouellet. Essi non sono in competizione tra loro, ma l'uno potrebbe subentrare all'altro in caso di blocco su un nome.
Altri cardinali più preoccupati degli equilibri nella Curia punterebbero sul brasiliano Odilo Scherer, che lavorò a lungo a Roma come braccio destro del cardinale Re (capo del dicastero dei vescovi) e ora guida una delle più grandi diocesi dell'America latina, quella di San Paolo, mantenendo un piede nei sacri palazzi: è uno dei cinque componenti del Consiglio di sorveglianza dello Ior. Se anche sul nome di Scherer si dovesse giungere a un blocco, potrebbe essere la volta di qualche «outsider» ora poco quotato. Circolano i nomi di Jorge Mario Bergoglio, 76 anni, arcivescovo di Buenos Aires, asceta, autorevole, dalla profonda spiritualità e molto amato dal suo popolo, e di due porporati provenienti da Paesi poveri: il cingalese Albert Malcolm Ranjith Patabendige Don, 65 anni, e il guineano Robert Sarah, 67, entrambi con un curriculum che unisce esperienza in diocesi e nella Curia romana.
Il calendario è tracciato. Martedì alle 7 i cardinali prenderanno possesso delle stanze nella Casa Santa Marta (nel 2005 entrarono la sera precedente), alle 10 concelebreranno la messa solenne «Pro eligendo Pontifice» e alle 16,30 inizieranno la processione dalla Cappella Paolina alla Sistina dove giureranno e, sbarrate le porte della clausura, voteranno una prima volta. Per l'elezione bisogna raggiungere almeno 77 voti. Si procede per altri tre giorni con quattro scrutini quotidiani, ma le fumate quotidiane saranno due, a fine mattinata e nel tardo pomeriggio: solo in caso di elezione la fumata bianca uscirà subito dal comignolo della Sistina.
Dopo 13 scrutini ci si ferma un giorno per una pausa di preghiera e meditazione. Altre soste sono previste dopo 20 e 27 scrutini infruttuosi. Al 34° scatta il ballottaggio. Una maratona snervante. Ma padre Lombardi rassicura: «Sono ipotesi molto remote».- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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