Non ci fu alcuna estorsione dietro a quei 500mila euro donati da Silvio Berlusconi a Giampaolo Tarantini nel periodo tra marzo e luglio del 2011. A stabilirlo è stata la procura di Roma che ha chiesto l’archiviazione delle posizioni dell’imprenditore barese e di Walter Lavitola.
La procura di Roma è giunta alla conclusione che i 500mila euro che il Cavaliere girò nel 2011 a Tarantini, per il tramite del giornalista Valter Lavitola, rappresentavano un aiuto a un imprenditore in difficoltà economica. Si è trattato, insomma, di un gesto di generosità affinché Tarantini potesse riprendere la sua attività. Proprio per questo i pm capitolini hanno chiesto al gip di archiviare il procedimento per tentata estorsione ai danni dell’ex premier nei confronti dello stesso Tarantini, della moglie Angela Devenuto, dell’ex direttore dell’Avanti! e di due stretti collaboratori del giornalista incaricati di andare a prendere a Roma i soldi che metteva a disposizioni la segreteria del Cavaliere. Sentito lo scorso maggio dal procuratore capo di Roma Giuseppe Pignatone, dall’aggiunto Francesco Caporale e dal pm Simone Marazza, fu lo stesso Berlusconi a ribadre, facendo seguito a una memoria consegnata nel 2012 dai suoi legali all’aggiunto Pietro Saviotti (poi scomparso), di non aver mai subito alcun ricatto né alcun tipo di pressione o minaccia affinché consegnasse quell’ingente somma di denaro a Tarantini. L’ex premier, che nel procedimento era parte lesa, si fece assistere dagli avvocati essendo accusato a Bari di induzione del testimone (Tarantini) a mentire sul giro di escort.
Berlusconi ha sempre ammise di aver versato denaro a Lavitola che gli aveva rappresentato lo stato di difficoltà dell’imprenditore e di sua moglie. Le conclusioni dei magistrati della Capitale saranno portate a conoscenza del procuratore aggiunto di Bari, Pasquale Drago, che lo scorso luglio ha chiuso l’indagine contestando a Lavitola e a Berlusconi di aver indotto Tarantini a mentire all’autorità giudiziaria sul giro di ragazze che si sarebbero prostituite nelle feste che avvenivano nelle residenze dell’ex premier.
Gli inquirenti di Bari ritengono che il mezzo milione di euro versato da Berlusconi servisse proprio per evitare che Tarantini raccontasse la verità. Lo stesso Tarantini ha dichiarato che quei soldi gli erano stati destinati per riprendere la sua attivitàimprenditoriale e non per indurlo a mentire all’autorità giudiziaria.
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