Prima udienza, oggi a Torino, per Davide Vannoni. Al padre del metodo Stamina, al centro di inchieste giudiziarie e polemiche, viene contestato il tentativo di ottenere dalla Regione Piemonte un finanziamento di mezzo milione di euro, prima concesso e poi revocato. Una richiesta, secondo la procura di Torino, avanzata nonostante la sua fondazione non avesse i titoli per ottenerla. E, addirittura, illustrando nel progetto sei casi di pazienti in realtà inventati. E, mentre la giustizia fa il suo corso, Vannoni annuncia la propria candidatura alle europee: "Sono pronto a scendere in campo per riuscire a cambiare dall’Europa, facendo pressione sul nostro Paese, nel rispetto e nell’interesse dei pazienti".
A chiedere a Vannoni un impegno in Europa sono stati Daniele Toto e Claudio Morganti. Toto, imprenditore abruzzese, è stato eletto alla Camera dei deputati nelle liste del Pdl nel 2008 e dopo la mancata riconferma alle politiche del 2013 ha aderito al Partito liberale e all’Alde, l'Alleanza dei liberaldemoratici per l’Europa presieduta dall’ex premier belga Guy Verhofstadt. Già lo scorso febbraio l'ideatore del motodo Stamina aveva partecipato con Toto alla presentazione del Pli in Abruzzo. Morganti, eletto nel 2009 all'Europarlamento tra le fila del Carroccio, è attualmente indipendente e vicesegretario di "Io cambio", un’aggregazione di liste civiche e movimenti territoriali. "Bisogna togliere le staminali dal quadrato dei farmaci e riuscire a salvare le vite di molti europei - ha spiegato Vannoni all'Agi - lo farei non come politico perché non lo sono, ma perché c’è una battaglia da portare avanti: quella dei malati e di chi ha la speranza di vita, di chi lotta con grande forza".
Intanto Vanno dovrà difendersi dall'accusa di truffa. Il professore di filosofia che si faceva passare per "neuroscienziato" - come annota maliziosamente il pm Raffele Guariniello nell’altra inchiesta, quella in cui è accusato di associazione a delinquere, truffa e somministrazione di farmaci pericolosi - ha scelto un nuovo legale. Non più l’avvocato torinese Roberto Piacentino, che lo ha difeso fino al rinvio a giudizio, ma Liborio Catalioti, di Reggio Emilia, noto per avere difeso Vanna Marchi e la figlia Stefania Nobile. "Sono assolutamente sereno - aveva detto Vannoni nell’udienza preliminare dello scorso 7 febbraio - non sono io a dire che non ho commesso il reato. A parlare sono i documenti e li porteremo in dibattimento". Il pm Giancarlo Avenati Bassi, che ha chiesto il rinvio a giudizio, contesta a Vannoni di aver presentato, per ottenere il finanziamento, casi inventati di pazienti affetti da morbo di Parkinson, epilessia, danni alla colonna vertebrale, ictus e sclerosi multipla. Sei casi inesistenti, così come del resto l’iscrizione all’Anagrafe delle Onlus - anche questa inesistente.
"Gli esperti russi citati nella richiesta di finanziamento non avevano - spiega l’accusa - sufficienti pubblicazioni accademiche". E l’adesione di tre esperti al comitato scientifico della stessa fondazione non sarebbe in realtà mai avvenuta.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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