Gli ex An non credono al gran rientro del Cav

Gli ex An non credono al gran rientro del Cav

Roma  - Un nuovo nome per il Pdl? Ben venga. Il rilancio della leadership del Cav? Il suo ruolo nel centrodestra non è mai stato in discussione. L’apertura agli imprenditori? È già nel Dna del Pdl. E via libera anche a eventuali alleanze, ma «con gente seria». Il day after di Berlusconi a Fiuggi vede gli ex An con le antenne drizzate, ma attenti a ridimensionare la portata delle esternazioni del leader, dribblando i commenti sull’ipotesi di un azzeramento del progetto-Pdl, confermando l’appoggio ad Alfano e alle primarie, in attesa della direzione nazionale in programma martedì.
Per Ignazio La Russa l’unica «novità vera» arrivata dal discorso del Cavaliere a Fiuggi è «che forse il partito cambia nome, ed è giusto che sia lui a proporlo». Sul resto, continua il coordinatore Pdl, «aspetterei a parlare», perché «sulle questioni interne - spiega l’ex colonnello di An - dovremmo abituarci a esternare meno attraverso le agenzie: tra due giorni c’è la direzione nazionale, quello è il luogo per parlare». Fino ad allora «siamo a quanto deciso nell’ultima direzione nazionale, in cui con Berlusconi abbiamo annunciato le primarie e detto no alle liste “Coca Cola”». Insomma, «fedeltà al progetto Alfano voluto da Berlusconi», e se «al di là del nome, del “packaging”, vogliamo cambiare qualcosa, parliamone nelle sedi opportune: mi va bene qualunque contenitore se so quali sono i contenuti e li condivido», conclude La Russa, caldeggiandone uno: «La proposta di Alfano e Berlusconi per l’elezione diretta del presidente della Repubblica. Se dobbiamo qualificarci per i contenuti, eccone uno - conclude La Russa - a portata di mano, non perdiamo tempo a parlare di quello che sarà, mettiamo vento nelle vele di questa riforma, ma consideriamola prioritaria. Almeno quanto quella della giustizia».
Fermo su primarie e Alfano anche Gasparri, che ironizza sui rumors di «progetti cervellotici» e spiega: «Dico sì a eventuali alleanze “reali”, non a un piano del colonnello Tritoni, l’improbabile golpista interpretato da Tognazzi, altrimenti ognuno fa quello che gli pare. Io non mi faccio assegnare la parte da qualche comico, che ovviamente non è Berlusconi ma chi vorrebbe consigliarlo. Possiamo cambiare il nome, ma non possiamo far decomporre il progetto del Pdl per colpa dei colonnelli Tritoni. Abbiamo votato per le primarie e per Alfano in ufficio di presidenza con Berlusconi, come concordato insieme a Berlusconi a casa di Berlusconi. Se il piano cambia perché ci sono altre candidature o una possibile coalizione più ampia, valutiamo tutto. Altrimenti avanti sulla strada già decisa».
Stessa linea per il sindaco di Roma, Gianni Alemanno, che conferma l’appoggio ad Alfano e nelle primarie del Pdl vede «il momento centrale per lanciare il partito verso le prossime elezioni». Alemanno ricorda che le elezioni per la scelta del candidato premier sono state decise «con un documento approvato all’unanimità dall’ufficio di presidenza e con l’approvazione anche del presidente Berlusconi».

Più diretto Fabio Rampelli, deputato Pdl ed ex An: «Gli elettori di centrodestra hanno il diritto di sapere se Berlusconi lavora per rafforzare il Pdl o se intende frazionarlo. Se non crede più nel Pdl chi l’ha fondato perché dovremmo crederci noi?».

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