Forza Italia teme trappole sulle riforme

Tra i banchi degli azzurri delusione per l'ambiguità del premier. Le perplessità di Ncd sullo ius soli

Forza Italia teme trappole sulle riforme

Roma - A conti fatti non si sa se bruciano di più le critiche (prevedibili) dell'opposizione, i puntuti distinguo degli alleati (altrettanto prevedibili) o il blando entusiasmo rappresentato dagli stentati applausi della sua maggioranza. Vale a dire quel Partito democratico che da pochi mesi il neo premier Matteo Renzi ha espugnato.
Il discorso dell'ormai ex sindaco di Firenze non ha scaldato la parte destra dell'emiciclo di Palazzo Madama. «Un minestrone» lo definisce il senatore di Forza Italia Altero Matteoli che aggiunge: «Per giunta male assortito». E poi quella vaghezza sulla legge elettorale è risultata oltremodo indigesta - per rimanere in campo culinario. «Non si è capito - aggiunge preoccupato Matteoli - se si fa o meno, o se prima bisogna aspettare la riforma del Senato».

Daniela Santanchè lamenta poi la mancanza di ricette e concretezza. «Con il suo discorso - spiega la parlamentare di Forza Italia -, Renzi ha mostrato chiaramente di voler stare da una parte e dall'altra allo stesso tempo, per non scontentare alcuno dei nove partiti che lo sostengono. Questo porterà ancora di più nella palude le famiglie, le imprese e i lavoratori». «Una mossa che può risultare vincente per l'aritmetica parlamentare - le fa eco Deborah Bergamini (Fi) - non è detto che possa essere efficace per il Paese». Un discorso come quello dell'ex sindaco fiorentino offre poi il destro all'ironia. Daniele Capezzone (FI), a esempio, si chiede divertito: «Dov'è finito il foglio Excel di cui tanto parlava?». Su quel foglio Renzi aveva posto nero su bianco obiettivi concreti e interventi su spesa e tasse. «Ma di quel foglio, nel suo discorso non c'è traccia» ricorda Capezzone che avverte: «Glielo ridaremo noi, da opposizione costruttiva, con cifre e obiettivi concreti». Meno divertiti gli alleati di governo. I senatori del Nuovo centrodestra, per esempio, hanno avuto difficoltà a non tradire perplessità di fronte ad alcuni passaggi del suo discorso. Subito dopo l'intervento di Renzi, i vertici di Ncd si sono riuniti nell'ufficio di Renato Schifani. Sul tavolo due punti definiti critici da Alfano e compagni: le ricette per il lavoro e lo ius soli. I maligni sostengono, però, che dietro i malumori (dichiarati) dei senatori di Ncd ci sia anche la paura di rimanere fuori dall'accordo sulla nuova legge elettorale. In fin dei conti il bicchiere è colmo sempre a metà. Però quello che per i rappresentanti di Forza Italia è mezzo vuoto, per Maurizio Sacconi (Ncd) è mezzo pieno. «Le dichiarazioni di Renzi - spiega l'ex ministro del Lavoro - sono coerenti con la composita maggioranza che lo sostiene. Per parte nostra abbiamo apprezzato la volontà di realizzare la riduzione del cuneo fiscale e di produrre regole del lavoro e dell'impresa utili ad attrarre investimenti».

Più tranchant l'opinione di altri leader di opposizione. «Non c'è dubbio - commenta Francesco Storace (La Destra) -, Renzi sa fare i comizi. Lo avvisino però che non era in piazza ma al Senato». Altri giri di parole ma con la stessa sostanza di fondo per Matteo Salvini (Lega): «Commentare un'ora di fumo e crauti non è facile». Piccata (e prevedibile) la bocciatura da parte dei grillini.

Il capogruppo al Senato Vincenzo Maurizio Santangelo non usa mezzi termini: «Noi sì che siamo democratici! Consultiamo la base per ogni questione di massima importanza. Mentre Renzi non ha mai consultato la sua di base per sapere se era opportuno o meno mettersi d'accordo con Berlusconi».

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