Dopo aver incassato l'appoggio del caposardina Mattia Sartori, che entra nel Pd per sostenerla, Elly Schlein ha chiesto a Francesco Boccia, attuale responsabile enti locali nella segreteria di Enrico Letta, di diventare il coordinatore della sua mozione al congresso. "Non solo per la sua esperienza - spiega la deputata appena iscritta al Pd -, per la conoscenza del partito e dell'importanza strategica della questione meridionale nel nostro Paese, ma anche per le scelte sulla linea politica che ci hanno tenuto sempre vicini in questi anni".
È chiaro che Schlein si riferisce all’alleanza organica con il Movimento 5 Stelle, di cui Boccia, al seguito di Michele Emiliano, è stato uno dei primi e più accesi paladini. Oltre a essere stato il fautore dei mitologici “assistenti civici”, gli omini anticovid che Boccia voleva istituire da ministro delle Regioni durante il governo giallorosso, poi per fortuna bloccati da una mezza sollevazione popolare. Non prima che Boccia potesse mostrare in diretta tv al Tg1 la pettorina azzurra dell’assistente civico.
”Gli ho proposto di far parte della squadra che sto costruendo in maniera plurale, valorizzando le migliori energie dentro e fuori il partito, per cambiarlo insieme", dice Schlein, e se l’assistente civico Francesco Boccia è una delle migliori energie, figurarsi le altre.
Il politico pugliese ovviamente non si fa scappare l’occasione di tornare a essere un punto di riferimento in seno al Pd, con il quale però non ha mai vinto un'elezione fuori dal listino. In un'intervista a Repubblica annuncia di aver accettato l’offerta di fare il portavoce della Schlein, confermando, di fatto, di essere sempre il secondo di qualcuno: prima D’Alema, poi Letta, Renzi, Emiliano e ora Schlein.
"Con lei alla guida del Pd torneremo a essere il primo partito dei progressisti e, ricucendo con il M5S, riusciremo a battere le destre", assicura Boccia. Ma come? “Partendo dall'abiura dell'esperienza Draghi”, sentenzia l'esponente dem.
E cosi se quella di Bonaccini può essere definita la mozione dell’abiura di Renzi, con la Schlein (e Boccia) siamo un passo oltre, c'è l'abiura anche di Draghi: "La verità è che sostenere Draghi insieme alla destra è stato un errore fatale - spiega Boccia -. Ha rivinto la logica del potere, anziché le ragioni della sinistra. È la ragione della sconfitta. Draghi resta un eccellente banchiere, ma la connessione sentimentale con il popolo è un'altra roba".
Andando più a ritroso Boccia abiura anche il governo Monti: “Già nel 2013, dopo il governo Monti - che è stato il primo grande fallimento del Pd, all'origine del boom dei Cinquestelle - proposi di allearci con i grillini. Cosa che mi costò improperi per anni”. Va ricordato, però, che durante quei governi Boccia fu sostenitore sia di Monti che di Draghi, per prenderne le distanze solo dopo la loro caduta.
Cosa c’entra Boccia con la sinistra, se viene dalla Margherita e ha sfidato due volte la sinistra di Vendola perdendo alla primarie per il presidente di Regione, senza poi mai essere candidato non avendo voti suoi? Da prodiano è diventato renziano della prima ora, sostenendolo Emiliano alle primarie del 2013, per poi diventare il primo nemico di Renzi, seguendo Emiliano quando si candidò contro Renzi nel 2018.
Poi Boccia si è candidato segretario contro Zingaretti alle primarie del 2019, per poi diventare a sua volta zingarettiano durante il governo giallorosso, quando Emiliano chiese a Conte di nominarlo ministro.E da li è diventato contiano, ora invece è schleiano. Eterno assistente civico del leader di turno.
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