Funghi, strage da imprudenza A Pisa sterminata una famiglia

Funghi, strage da imprudenza A Pisa sterminata una famiglia

Morire per il veleno dei funghi. Sembra paradossale ma ogni anno in pieno autunno, cioè in piena stagione di raccolta, si moltiplicano i casi di intossicazione gravissima, se non di morte. Eppure accade con una certa frequenza che, pur di togliersi la voglia di un piatto di finferli, si vada dritti in ospedale per quelli che sembravano finferli ma non lo erano. Anche quest'anno si contano già le prime vittime che, per imperizia e leggerezza, sono nel letto di un nosocomio e nel migliore dei casi dovranno essere sottoposti a trapianto di fegato. Per quelli che ce la faranno, ma non per tutti. Di qui l'appello del Centro antiveleni dell'ospedale Niguarda di Milano che invita a consumare i funghi solo dopo averli fatti visionare a un esperto: operazione semplice e gratuita che tutte le Asl della Lombardia sono preparate a svolgere. Se, dopo averli mangiati, dovessero comparire vomito, diarrea o altri sintomi, bisogna correre in ospedale, portandosi dietro il corpo del reato, cioè quello che rimane dei funghi appena mangiati.
In Italia si registrano ogni anno casi di avvelenamento da funghi dovuti spesso ad un'errata identificazione micologica delle specie spontanee.
Negli ultimi giorni solo in provincia di Pisa si sono registrati oltre una decina di casi di intossicazione, il più grave dei quale ha causato la morte di una donna di quarant'anni anni, Simonetta di Ruscio, del padre, Lino Di Ruscio, 65 e della madre, Luisa Trombetta, 59 anni a cui avevano fatto in tempo a trapiantare il fegato. Insomma, una famiglia sterminata, per aver mangiato gli amanita, i funghi tossici colti dalla figlia Simonetta.
Fonti sanitarie spiegano che il primo della famiglia ad arrivare al pronto soccorso è stato il padre di Simonetta, per il quale si è capito subito che non c'era più niente da fare. Migliorano invece le condizioni del figlio di Simonetta, di 12 anni. L'altro figlio, di 7 anni, non ha mangiato i funghi, nella cena tenuta a casa dei nonni, mercoledì sera e si è quindi salvato.
Dalla Toscana alla Lombardia l'imperizia nella raccolta miete vittime ovunque. È di eri la notizia di due pensionati della Lomellina ricoverati in gravi condizioni agli ospedali San Raffaele e Niguarda di Milano per aver mangiato funghi velenosi: per entrambi è stata diagnosticata una intossicazione acuta che ha provocato danni irreversibili al fegato. Per questa ragione, per tutti e due i pazienti, sarà necessario il trapianto. Negli ultimi giorni sono state sette le persone, solo in provincia di Pavia, alle quali è stata diagnosticata una intossicazione per aver mangiato funghi non commestibili.
Dal primo ottobre, cioè in meno di tre settimane, al Centro antiveleni di Niguarda sono giunte oltre 250 richieste di consulenze tossicologiche per ingestione di funghi non controllati: sono già eseguiti alcuni trapianti di fegato, e altri pazienti sono in condizioni molto gravi. Il centro ricorda agli utenti che tutte le Asl della regione Lombardia hanno messo a disposizione un servizio gratuito per il riconoscimento dei miceti raccolti. Il Centro consiglia quindi «di non consumare funghi senza che siano stati supervisionati; di contattare immediatamente un Centro antiveleni in caso di comparsa di vomito, diarrea o altra sintomatologia dopo il loro consumo.

Qualora ci si rechi direttamente in pronto soccorso, portare con sé eventuali resti dei funghi cotti, crudi o residuo di pulizia». Il Centro di Niguarda è raggiungibile 24 ore su 24 al numero di telefono 02. 66101029. Meglio quindi, per evitare intossicazioni che possono avere effetti anche tragici, rivolgersi a professionisti.

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