«Gesù è meglio di un Mundial»

Gesù come un allenatore di calcio, un coach che vuol tirare su una squadra di campioni (della fede) trasformandoli in veri e propri «atleti di Cristo». Papa Francesco usa la metafora calcistica per parlare ai giovani che ieri sera si sono radunati a Copacabana per la veglia di preghiera con il Pontefice, nel suo penultimo giorno di viaggio in Brasile per la Giornata Mondiale della Gioventù. «Gesù ci chiede di giocare nella sua squadra», ha detto Bergoglio ai quasi 2 milioni di ragazzi arrivati da tutto il mondo nel Paese che ospiterà il prossimo anno i campionati del mondo di calcio, «penso che la maggior parte di voi ami lo sport e qui in Brasile, come in altri Paesi, il calcio è una passione nazionale. Gesù ci offre qualcosa di più della Coppa del Mondo! Ci offre la possibilità di una vita feconda e felice e ci offre anche un futuro con Lui che non avrà fine».
Un discorso interrotto più volte dai boati dei giovani che qualche giorno fa avevano visto Bergoglio (tifoso della squadra argentina del San Lorenzo de Almagro) benedire e scambiare qualche parola con Zico, vecchia gloria della nazionale di calcio del Brasile e con l'attuale coordinatore tecnico ed ex allenatore della Seleçao, Carlos Alberto Parreira». Ha detto Francesco sempre ieri sera alla veglia, «per affrontare senza paure tutte le situazioni della vita, testimoniando la nostra fede. Come? Attraverso il dialogo con Lui». Parole semplici che hanno raggiunto il cuore dei partecipanti alla GMG (definiti dal Papa «cristiani non part-time, non inamidati, ma autentici») e anche degli altri ragazzi che da giorni scendono in strada, in Brasile, per protestare contro i tagli ai servizi sociali e ai finanziamenti per i mondiali di calcio del 2014.
Il Papa, nel suo intervento, si è ricordato anche di loro, dicendo: «Si tratta di giovani che vogliono essere protagonisti del cambiamento, scesi in piazza per esprimere il desiderio di una più giusta e fraterna civiltà. Li incoraggio, se fatto in modo ordinato, pacifico e responsabile, motivati dai valori del Vangelo, a proseguire, superando l'apatia e offrendo una risposta cristiana alle preoccupazioni sociali e politiche presenti nel loro Paesi».
Parole che si ricollegano a quanto detto da Francesco ieri mattina, in un accorato discorso tenuto al teatro municipale di Rio de Janeiro davanti alla classe dirigente brasiliana. Il Papa ha invitato le autorità civili a confrontarsi con la popolazione, invocando una politica capace di capire la società e saperla trasformare. «O scegliamo il dialogo o perdiamo tutti», ha esclamato Bergoglio, «tra l'indifferenza egoista e la protesta violenta, c'è un'opzione sempre possibile: il dialogo tra le generazioni e con il popolo. Quando i leader dei diversi settori mi chiedono un consiglio, la mia risposta è sempre la stessa: dialogo, dialogo, dialogo».

Poi il monito del Papa, che stasera lascerà il Brasile (ma che tornerà a visitare nel 2017): «La politica eviti gli elitarismi e sradichi la povertà. Che nessuno sia privo del necessario e che a tutti sia assicurata dignità, fratellanza e solidarietà: questa è la strada da seguire».

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