Hawking ci ha ripensato: "I buchi neri non esistono"

Lo scienziato corregge il tiro sulla scoperta che l'ha reso famoso in tutto il mondo: non "ingoiano" tutta la materia. E sono di due "classi" diverse

Hawking ci ha ripensato: "I buchi neri non esistono"

Hawking ci dice che i Buchi Neri sono lungi dall'essere neri e che oltre alla luce anche l'informazione dovrebbe venir fuori. Se così fosse potremmo scoprire che esistono addirittura due classi di Buchi Neri, non più neri ma capaci di dirci come sono fatti dentro. Immaginando di poterci entrare, scopriremmo che alla prima classe appartengono i Buchi Neri che si trovano nel centro di ogni Galassia, alla seconda quelli che si trovano un po' ovunque.

Studiando la materia di cui sono fatti i «Buchi» della prima classe scopriremmo che non si tratta di protoni, neutroni ed elettroni, ma di massa dotata solo di carica gravitazionale. Studiando la seconda classe scopriremmo che la materia è come quella del nostro corpo o di un fiore o qualsiasi altra cosa incluso il sole, la luna e le stelle. Le due classi di Buchi Neri vengono fuori dallo studio dei due livelli di energia in cui si fondono le tre Forze Fondamentali. Le prime due sono dette elettrodeboli e subnucleari forti. La terza è la forza gravitazionale.

Se le tre Forze nascessero allo stesso livello di energia, detta energia di Planck, i Buchi Neri sarebbero tutti della stessa natura. Un'analisi di alta precisione nello studio di come convergono le tre forze, porta a concludere che nell'istante del Big Bang nascono soltanto le forze gravitazionali che producono i Buchi Neri della prima classe. Questi concentrati di materia debbono essere privi di qualsiasi proprietà che nasce con le altre due Forze Fondamentali. L'istante del Big Bang dura un intervallo di tempo pari a circa 138 miliardesimi, di miliardesimi di miliardesimi di miliardesimi di miliardesimi di secondo. Bisogna aspettare il tempo necessario affinché il livello di energia si abbassi di cento volte perché entrino in gioco le altre due forze prima citate. Le Forze Elettrodeboli permettono alle stelle incluso il nostro sole di brillare per miliardi di anni. Le Forze Subnucleari Forti generano i Nuclei Atomici e la materia a noi familiare.

È comprensibile la sorpresa del pubblico per le rivelazioni di Hawking. Nell'immaginario collettivo l'astrofisico autore del libro Dal Big Bang ai Buchi Neri, sarebbe la voce della verità scientifica su questi temi. E può sembrar strano al profano che un uomo costruisca la propria fama su una scoperta e poi sembri cambiare idea, rinnegarla. In realtà la espande. Ed è bene però non dimenticare ciò che insegna Galileo Galilei. La Scienza ha tre livelli di credibilità scientifica. Il primo livello è legato agli esperimenti in laboratorio. Esempio: la scoperta dell'antimateria nucleare. Se qualcuno esprimesse dubbi sulla sua esistenza lo porterei in laboratorio e gliela farei toccare con mano, cioè con strumenti di alta precisione, che danno risultati riproducibili. Astrofisica e Buchi Neri appartengono al secondo livello di credibilità scientifica: l'uomo può osservare ma non intervenire.

C'è poi il terzo livello. Quello di un fenomeno che avviene una sola volta. Esempio il Big Bang. Come mai esso fa parte della Scienza Galileiana che esige riproducibilità?

Risposta: la teoria che descrive l'origine dell'Universo deve essere formulata in modo da seguire rigorosamente tutto ciò che è stato scoperto e capito dalla Scienza di primo livello. I Buchi Neri e il Big Bang non nascono con Stephen Hawking. A scoprirli fu il grande Schwarzschild che, studiando la famosa equazione di Einstein in cui si descrive l'evoluzione dell'Universo, scoprì quello che in gergo matematico si chiama «singolarità». In essa c'è un tale concentrato di massa gravitazionale che nemmeno la luce riesce a uscire.

A questa soluzione dell'equazione di Einstein John Wheeler dette il nome di Buco Nero. Quando ero mezzo secolo più giovane di oggi ebbi il privilegio di conoscere Victor Weisskopf, il primo fisico al mondo che aveva avuto l'idea di calcolare il primo effetto di fisica «virtuale», ovvero qualcosa che nessuno strumento potrà mai osservare ma che produce effetti rigorosamente misurabili e riproducibili. E infatti nel 1947 venne scoperto quello che adesso si chiama «Lamb-shift» dal nome del fisico che scoprì il primo effetto misurabile di Fisica Virtuale.

Molti decenni dopo, Hawking ebbe l'idea di studiare teoricamente cosa sarebbe successo a un Buco Nero quando si includevano nella sua evoluzione i fenomeni della fisica virtuale. Scoprì che il Buco Nero può emettere luce e tante altre cose: oggi si è aggiunta la rivelazione sull'informazione che viene fuori. Ma tutto ciò non è possibile porlo sotto l'esame del rigore e della riproducibilità in laboratorio.

Ecco perché è di grande attualità ciò che accade nel fronte del primo livello di conoscenza scientifica: è nell'universo subnucleare che dobbiamo lavorare se vogliamo capire a fondo l'Universo di Big Bang, galassie, stelle e Buchi neri, altrimenti questi ultimi sarebbero fuori dalla scienza galileiana di primo livello.

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