Roberto Saviano è stato invitato dal Vaticano all'incontro con Papa Francesco nella Cappella Sistina per l'inaugurazione della Collezione d'Arte Moderna e Contemporanea dei Musei Vaticani. Lo scrittore non ha perso tempo e ha colto l'occasione, tramite un'intervista rilasciata a La Stampa, per arruolare pure il Papa nella sua crociata contro il governo Meloni. Senza vergogna, e con l'unico obiettivo, secondo lui, di screditare l'esecutivo, Saviano costruisce la sua ennesima narrazione stucchevole e volta al vittimismo.
"Francesco ha dato visibilità a figure che in questo momento, soprattutto quando si schierano, ricevono dai leader politici - quelli alla guida di questo Paese ma non solo, penso per esempio anche a Ungheria, Germania, Francia - ostracismo, processi e diffidenza", dice lo scrittore, che tenta di dipingere un'Europa censuratrice e "cattiva madre". Inutile sottolineare che la verità è ben altra e che il diritto all'offesa e all'insulto non può rientrare nel diritto di espressione. Ovviamente, Saviano lo sa benissimo ma fa finta, ignora, e tenta di ammantarsi del vello della vittima, esercizio nel quale ha accumulato molta esperienza.
"È un riconoscimento pubblico internazionale, prezioso, quasi incredibile, mentre vari governi delegittimano gli intellettuali che 'prendono parte', bollandoli come 'parziali', 'ideologici'. Questi artisti vengono spesso definiti dai populismi la 'feccia'", prosegue Saviano. E va capito quale leader di Stato abbia definito gli artisti come "feccia". O magari lui si riferisce ai social? Perché, se così fosse, allora si potrebbero aprire capitoli e capitoli. Ma ci sarebbe anche da discutere sulla capacità e il coraggio dello scrittore di mettere sullo stesso piano il Papa, capo di Stato nonché capo della Chiesa cattolica mondiale, con un manipoli di leoni da tastiera. Ma si sa, una delle sue abilità migliori è quella di raccontare la realtà di comodo per screditare quelli che col tempo ha cercato di far diventare nemici, nemmeno avversari.
E, infatti, nella sua intervista a La Stampa denuncia che gli artisti vengono "attaccati continuamente con l'accusa di essere esclusivamente la voce dell'establishment", e che "in alcuni Stati appare legittimo solo l'intellettuale neutrale. Gli viene riconosciuta la patente di intellettuale solo se resta 'al di là' e non prende posizione". Eppure, almeno per quanto riguarda l'Italia ma, in generale l'Europa, è difficile, se non impossibile, trovare intellettuali imparziali. E lo è ancora di più negli Stati Uniti.
Per altro, c'è una enorme sproporzione verso sinistra. L'intervista allo scrittore/artista appare come l'ennesimo esercizio di autoreferenzialità ed egocentrismo, che non ha nulla a che vedere con il mondo reale.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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