È l’albero delle stravaganze. C’è chi propone di abolire pure la parata del 2 giugno. E chi vorrebbe economizzare sul viaggio di Benedetto XVI a Milano per il week end, anzi impugna la penna come la scimitarra per cancellarlo. Vasco Errani, governatore dell’Emilia tribolata dal terremoto, farebbe bene ad attrezzarsi e a guardare quel che succede sotto il suo naso, fra i portici e le torri della città. Errani, alla disperata ricerca di soldi per arginare la catastrofe, dovrebbe leggere i documenti scritti da Lorenzo Tomassini, un consigliere comunale del Pdl che ha studiato quel sistema di potere chiamato Bologna. La scoperta è imbarazzante: nel capoluogo emiliano, ma non solo, ai politici è concesso per legge il dono dell’ubiquità. Sì, di solito l’essere contemporaneamente in due luoghi è prerogativa dei santi, a Bologna, più modestamente dei 16 consiglieri comunali che in questo modo riescono a arpionare non uno ma due stipendi. «Il giochetto - spiega Tomassini - vale solo a Bologna due-tre milioni di euro a legislatura, ma credo che su scala nazionale l’operazione costi allo Stato una cifra stratosferica, senz’altro superiore al miliardo di euro. Per questo invito Errani a cominciare da lì per recuperare risorse preziose in un momento drammatico come questo».
Invece di inseguire questo o quell’evento, la classe politica ha insomma l’occasione per impugnare la ramazza, riguadagnare il consenso dell’opinione pubblica, infine fronteggiare non più a mani nude un’emergenza senza confine.
La legge in questione è la 267 del 2000 che permette agli eletti di raddoppiare la busta paga, cumulando il lavoro che c’è - in consiglio comunale o provinciale o altro - a quello che c’era e di fatto non esiste più. Due stipendi per un’occupazione. Niente male nell’epoca degli esodati e dei cassintegrati, e, purtroppo, ora anche dei terremotati. Naturalmente a pagare è lo Stato e Tomassini s’indigna: «Ho appena scritto a Monti che chiede suggerimenti per tagliare gli sprechi. A Bologna c’è anche un caso, ma forse non è solo uno, in cui il Comune apre i cordoni della borsa addirittura tre volte: versa i gettoni al consigliere che può arrivare a incassare, qui da noi, 1.700 euro netti al mese, gli rimborsa il vecchio stipendio da insegnante, anche se lui a scuola non ci va mai. Mai, perché a Palazzo d’Accursio le convocazioni sono permanenti. E infine, visto che il professore virtuale non è ancora in grado di fare lezione deve garantire la presenza in aula di un supplente».
Possibile? Eppure nessuno si è ricordato di questa norma recente, varata dodici anni fa dal governo D’Alema. «Si discute tanto e giustamente - prosegue Tomassini - del finanziamento ai partiti che è costato alle casse dello Stato più di due miliardi di euro in 15 anni, ma quest’altra norma, inserita alla chetichella e difesa gelosamente come un piccolo grande segreto, ha un impatto forse superiore. Anche se i calcoli esatti non li ha fatti nessuno». Un miliardo pare una cifra gigantesca che forse dovrebbe essere ridimensionata: ci sono Comuni in cui i gettoni sono davvero spiccioli e poi ci sono molti consiglieri che non tengono il piede in due scarpe, ma si mettono in aspettativa, lasciando nel freezer la vecchia occupazione. La realtà è assai variegata ma un censimento porterebbe a galla molte sorprese.
Certo è che a Bologna, come ha documentato Affaritaliani, la leggina è un comodo scivolo sempre affollato e il governatore, caso mai gli venisse voglia di scuotere il tappeto, troverebbe sotto i piedi un discreto gruzzolo. Non solo lui: anche il primo cittadino di Bologna Virginio Merola potrebbe dare il buon esempio. Qualcuno dirà che si tratta di polvere negli occhi, contesterà le cifre, difenderà le prerogative della classe dirigente. Il benaltrismo è la risposta tutta italiana al desiderio di cambiare e di migliorare il Paese. Da Bologna si alzano invocazioni di aiuto. Giusto. Sacrosanto.
La solidarietà, in situazioni del genere, non è buon sentimento, ma un obbligo. Però non prendiamoci in giro: perde ogni credibilità chi tende la mano e intanto mette in tasca due stipendi. Lasciamo stare le divise e le tonache: la sobrietà deve cominciare dal Palazzo.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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