Roma - Continua, a distanza (per il momento), il braccio di ferro tra maggioranza e ministero dell'Economia. Fonti di Via Venti Settembre difendono sul Corriere le coperture finanziarie individuate dal governo per rinviare l'Imu e sospendere l'aumento dell'Iva per tre mesi. Coperture che lasciano scettico (soprattutto quelle sull'Iva) lo stesso presidente del Consiglio. Al tempo stesso, Renato Brunetta insiste sull'eliminazione dell'Imu sulla prima casa. La cancellazione di questa tassa - dice - farà ripartire l'economia reale: la sua introduzione ha fatto perdere 150 mila posti di lavoro nell'ediliza, posti che potrebbero tornare con la sua eliminazione.
Al di là delle schermaglie dialettiche, il governo rischia un banco di prova al Senato; dove la prossima settimana saranno protagonisti sia il decreto Imu (già approvato dalla Camera) sia il decreto Iva e Lavoro. Tant'è che mercoledì sera tutti i ministri del Pdl, guidati da Alfano, si riuniranno con il gruppo di Palazzo Madama. E dai «falchi» del partito (Brunetta, Santanchè, Gasparri) parte l'offensiva contro Saccomanni.
Il punto della situazione verrà fatto martedì da una riunione dei capigruppo della maggioranza. E già Renato Schifani boccia come «inaccettabili» le coperture individuate per rinviare l'aumento Iva. Coperture che si concentrano soprattutto su un aumento dell'acconto fiscale pagato dai lavoratori per Irpef, Ires ed Irap. «Quelle coperture - prosegue il presidente dei senatori del Pdl - non vanno bene; devono essere concentrate sui tagli alla spesa. E se ci fosse un po' più di coraggio da parte del governo, dovrebbero essere intaccate alcune agevolazioni fiscali».
Al momento, il ministero dell'Economia non parrebbe disposto a modificare le soluzioni individuate. Al vertice di maggioranza si dovrebbe presentare con formule alternative a quelle dell'aumento degli acconti fiscali, da tradurre in emendamenti del governo da presentare al provvedimento. Ed a quel punto, è verosimile che il braccio di ferro diventi ravvicinato. Con tanto di minaccia di ricorrere al voto di fiducia, qualora non venisse raggiunta un'intesa.
L'ipotesi del voto di fiducia è sul tavolo. Ma a Palazzo Chigi sembrerebbero ancora piuttosto scettici se ricorrere o meno allo strumento. Dipende dalle soluzioni che verranno individuate dall'Economia, fanno sapere.
Ma i problemi sulle coperture non finiscono qui. Al Senato arriva in seconda lettura il decreto che rinvia la rata dell'Imu in attesa di un riordino più complessivo della fiscalità sugli immobili. Ad attenderlo c'è l'emendamento - primo firmatario Giulio Tremonti ma sottoscritto da Pdl (Romani), Pd (Sposetti), Lega (Calderoli) e, da ultimo, anche da Sel - che prevede la sospensione della rata Imu e dell'aumento Iva fino al 31 dicembre.
La copertura individuata dall'emendamento è l'utilizzo del gettito Iva aggiuntivo derivante dal rimborso di altri 15 miliardi di debiti della PA; e dalla contabilizzazione nel gettito anche dalla maggiore Iva pagata, in virtù dei 20 miliardi di debiti previsti dal governo Monti.
Il problema è che questo decreto arriva al Senato in seconda lettura. E che il governo vorrà quindi «blindarlo» per evitare l'effetto-navetta. Vale a dire, far tornare il provvedimento alla Camera per la terza lettura, qualora l'assemblea di Palazzo Madama dovesse introdurre modifiche.
Ed anche in questo caso, nella maggioranza si comincia a pensare che l'unica forma per evitare la navetta con la Camera è un voto di fiducia; vista l'ampia maggioranza che sostiene l'emendamento che punta a rinviare al prossimo anno sia l'aumento dell'Iva sia l'introduzione dell'Imu.
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