Dal 1980 al 2005, ho gestito un'attività commerciale nel settore arredo , nel 2005 a causa della crisi aziendale e dopo essere stato ammesso alla procedura di concordato preventivo, l'azienda fallisce. Il problema nasce nel 2006, quando il curatore fallimentare riesce ad ottenere dal giudice delegato al fallimento l'autorizzazione ad effettuare l'azione di responsabilità nei miei confronti, come ex amministratore. Ottiene il sequestro preventivo di tutti i miei beni personali(che avevo già messo a disposizione per garantire il concordato) e da lì, inizia una lunga trafila nelle aule dei tribunali, che ancora continua. Nel frattempo lamia vita viene distrutta ad ogni livello, subisco anche un processo penale con l'accusa di bancarotta fraudolenta, ma vengo assolto definitivamente in primo grado, con la motivazione "PERCHE IL FATTO NON SUSSISTE", la mia innocenza ed onestà personale è quindi più che dimostrata. Ma dal punto di vista del processo civile,è come se nulla fosse, le cose vanno avanti ugualmente ed io stò passando nel tritacarne.Nonostante siano passati quasi 10 anni ed essendo sicuro della mia innocenza anche per l'aspetto civilistico, io non mollo. Infatti nel giugno 2013 riesco ad ottenere (dopo mie notevoli insistenze)dalla cancelleria fallimentare del Tribunale di Terni, la copia di un documento fino ad allora secretato, ovvero l'istanza che il curatore ha sottoposto (in data 07.03.2006)al giudice fallimentare, al fine di ottenere l'autorizzazione a procedere contro di me. Leggendo gli atti, con il mio avvocato, ci accorgiamo subito che il curatore ha totalmente falsato la realtà documentale, al fine di convincere il magistrato ad autorizzare l'azione di responsabilità nei miei confronti. E tutto ciò in modo così sfacciato, al punto da potersi configurare il reato di falso ideologico in atto pubblico, compiuto da pubblico ufficiale. Quindi, io stò subendo l'esproprio dei miei beni e la rovina della mia vita che và avanti da circa 10 anni, per una alterazione della realtà dei fatti, compiuta da un curatore (a dir poco) senza scrupoli , senza che il giudice facesse alcun controllo o riscontro sulla veridicità di quanto sostenuto dal curatore (sarebbe bastato un poco di attenzione). Inoltre il curatore dopo il fallimento ha omesso l'apposizione dei sigilli nella sede aziendale facendo sì che il proprietario dei locali smantellasse e disperdesse gran parte dei beni ivi contenuti.Ogni mia segnalazione al tribunale, anche in atti ufficiali,è stata ignorata. Io mi trovo davanti ad un muro di gomma, dove il curatore viene protetto, ad onta della realtà dei fatti, ed io uomo comune dovrò perdere la mia casa il mio lavoro,perchè la giustizia fa finta di non vedere.Mi sono stati rubati 10 anni della mia vita,oltre alla mia dignità,ma ho ancora dentro di me una luce di speranza altrimenti avrei già posto fine alla mia esistenza,come già hanno fatto tante altre persone,vittime di questo sistema,che in realtà tutto persegue,meno che la ricerca della verità.
Chi entra nel girone infernale delle procedure fallimentari,sperimenta la perdita della propria dignità
umana,nessuno è disposto ad ascoltarti,non si ha più la possibilità di ricostruirti una vita lavorativa,sembra proprio di entrare in una dimensione storica e concettuale,della giustizia paragonabile all'epoca medioevale.
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