Li stanno sostituendo. Occupano i loro spazi, sfruttano i loro crocicchi, attraggono la loro clientela. Con lo stesso meccanismo. Addio ai compro oro, adesso il «cash» arriva dall'usato elettronico, nuova frontiera dell'«io vendo, tu mi paghi». Con la particolarità del «se voglio, compro». Smartphone, tablet, computer: è il nuovo oro, bellezza. Milano, Bologna, Torino, le città raccontano il proliferare di negozi che aprono al grande pubblico la compravendita di oggetti elettronici, una volta confinata alla sterminata prateria di Internet o a periferici e semisconosciuti mercatini dell'usato.
La parolina magica che accomuna queste attività è «cash». Perché il pagamento immediato dell'usato in contanti è la grande attrattiva. Abbiamo un cellulare che non ci serve più? Ora sappiamo come disfarcene e tirar su qualche soldino. E poi c'è l'altra faccia della medaglia: l'usato comperato viene rivenduto, l'attività da acquirente diventa venditrice e offre una ricca varietà di prodotti. Tutti perfettamente funzionanti, ma a prezzo ribassato rispetto a quello di listino.
La tecnologia è la nuova ricchezza: la corsa a questo o quel modello è frenetica e ipnotica allo stesso tempo. C'è chi ne ha intuito le potenzialità, sfruttando due capisaldi dell'epoca odierna: la crisi, fattore che scatena l'urgenza di reperire denaro, e l'ambientalismo, perché rivendere l'usato evita l'accumulo di materiale elettronico in discariche. Una formula vincente nata negli Stati Uniti e comunissima all'estero, che solo adesso sta finalmente prendendo piede in Italia. Lo smartphone è l'oro del futuro, ma anche del presente: un terzo degli italiani ne possiede addirittura due. Gli oggettini in oro, quello vero? Ricordi di un'era che non ci appartiene, oggi piuttosto si preferisce sborsare qualcosina per un tablet. E la crisi dei compro oro ne è la naturale conseguenza: il loro fatturato si è dimezzato negli ultimi due anni.
Direte: la compravendita dell'usato esiste già, è su eBay. Ma pure su siti specializzati, che commerciano unicamente computer o cellulari. Il punto è che il negozio come spazio aperto al pubblico, almeno per noi italiani, rimane il valore aggiunto: è tangibile, diretto. Efficace. Con due punti di forza: la possibilità di valutare da vicino la merce e la professionalità di chi ci lavora, che in poco tempo offre una stima del prodotto che vogliamo vendere e che ci mette al riparo da fregature.
L'usato è elettronico non per scelta, ma per necessità. Alcuni di questi negozi commerciano, o hanno commerciato, borse, strumenti musicali, caschi, biciclette. Ma non è un'attività redditizia: le penne, per esempio, ci hanno già rimesso
le penne. La classifica dei prodotti più «in» non mente: smartphone, tablet, computer, macchine fotografiche, videogiochi. Per le prime tre categorie, sono necessarie 24 ore di prova, utili per capire se il prodotto funziona e per scoraggiare l'eventuale vendita di merce rubata. Tutto quello che viene rivenduto, se non accompagnato da garanzia originale, è coperto da un garanzia del negozio stesso, che varia da uno a tre mesi.
I prezzi oscillano in base allo stato dei prodotti, al fatto se sia compresa o no la scatola originale, al mercato che possono attirare. Esempio dimostrativo: una macchina fotografica, del prezzo originale di 270 euro, viene acquistata a 100 euro e rivenduta a 199. Ma molto spesso si risparmia circa il 50% rispetto al costo del prodotto nuovo, anche grazie alla politica degli sconti.
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