Letta e Alfano biscazzieri: meno soldi ai comuni anti slot

Emendamento choc Ncd-Pd: penalizzati gli enti locali contrari ai videopoker. Renzi: porcata Gli industriali stroncano la Stabilità: "Non fa crescere il Paese"

Letta e Alfano biscazzieri: meno soldi ai comuni anti slot

Roma - Certo, non sono i sosia di Paul Newman e di Robert Redford, ma per Enrico Letta e Angelino Alfano il noto motivetto della Stangata si attaglia benissimo. Perché - come i due protagonisti del film - sono «amanti» del gioco d'azzardo.
Un emendamento al decreto «salva-Roma», a firma della senatrice Federica Chiavaroli (Ncd) ma approvato con il fattivo contributo del Pd, sanziona gli enti locali che hanno introdotto misure restrittive per i giochi pubblici riservati allo Stato (slot, videopoker e simili). In pratica, le minori entrate erariali derivanti dalla stretta sulle «bische legalizzate» saranno compensate da minori trasferimenti statali. Governatori come Roberto Maroni ed Enrico Rossi (Lombardia e Toscana hanno legiferato per prime) e sindaci sono subito insorti. Il segretario del Pd, Matteo renzi, chiamato in causa dai critici, ha subito imposto la retromarcia. «Contate sul Pd che bloccherà la porcata sulle slot», ha dichiarato in un'intervista.
Renzi ci ha messo la faccia. Ma in questo modo ha aumentato - inconsapevolmente fino a un certo punto - la possibilità di un'implosione del governo Letta-Alfano che sui cadeau alle varie lobby (vedi il caso Sorgenia) si regge. Il consenso che manca nel Parlamento e fuori lo si cerca con provvedimenti spot, anche a dispetto di Regioni e Comuni che contrastano il gioco d'azzardo. Attorno a Palazzo Chigi si sta creando il vuoto. Non a caso, da un paio di giorni, l'atteggiamento di Confindustria nei confronti del governo è sempre più tiepido. La legge di Stabilità «non è sufficiente a far ripartire il Paese, il nostro giudizio non è certamente positivo». Di fronte al pasticcio su cui la Camera voterà stamattina la fiducia, persino il prudentissimo presidente della Confindustria Giorgio Squinzi non può tacere.
Letta risponde piccato alle critiche di Squinzi. Accusa gli industriali di non apprezzare a sufficienza il calo dello spread. «Gli imprenditori devono capire che per la crescita - argomenta il premier - servono interessi bassi e meno tasse. La legge di Stabilità comincia a far scendere le tasse. Io - contrattacca - ho la responsabilità di tenere in ordine i conti pubblici». Una frase che urta il presidente degli industriali: «Non abbiamo chiesto noi di sfasciare i conti - replica Squinzi - ma di allocare le poche risorse disponibili per non sfasciare il Paese».
E proprio da Bruxelles - dove Letta si trova per il vertice europeo - arriva la seconda doccia fredda della giornata. La Web tax, pure nella versione edulcorata uscita dalla Camera, appare «contraria alle liberta fondamentali e ai principi di non discriminazione dei trattati». Il giudizio del Commissione Ue suona come una campana a morto per la norma, poco amata anche da Renzi.
«L'incidenza della manovra sulla crescita è dello 0,1-0,2%: è un'occasione mancata», sostiene il Centro studi di Confindustria. E il principale intervento, quello sul cuneo fiscale, dispone di risorse «non in grado di incidere» sulla ripresa. Tanto che la previsione sul Pil 2014 resta invariata a +0,7% e si stima crescita zero nel 2015. la disoccupazione resterà sopra il 12% anche nei prossimi due anni e nel 2014 la pressione fiscale sarà al 44, 2 per cento del Pil. «La nostra sopravvivenza come Paese industriale è ancora a rischio», conclude Squinzi.
Su Letta e sul ministro dell'Economia Fabrizio Saccomanni piovono anche le critiche dei sindaci.

L'Anci ha deciso di sospendere la propria partecipazione a tutti gli incontri istituzionali, si appella al capo dello Stato e chiede con forza un decreto correttivo della legge di Stabilità perché ai Comuni manda un miliardo e mezzo di risorse, tagliate dal governo.

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