"Il livello di riservatezza con Rutelli era altissimo, mi sarei fatto bruciare pur di non danneggiarlo. Quando avevo i pizzini con le indicazioni di pagamenti, li distruggevo subito perché il mio compito era tutelarlo e non affossarlo". A dirlo, nel corso di dichiarazioni spontanee rese nel corso del processo che lo vede imputato di appropriazione indebita per essersi impadronito di oltre 23 milioni fondi destinati al partito, è l'ex senatore della Margherita, Luigi Lusi. Che ha aggiunto: "Conosco Francesco Rutelli dal 1993, ai tempi della prima competizione a sindaco di Roma. Da allora, con lui si è creato un rapporto sempre più profondo tanto che nel 2001 mi chiese di occuparmi del partito come tesoriere della Margherita. In undici anni non ho mai avuto un atto scritto da eseguire perché così si opera nei partiti. Ho avuto solo ordini verbali, non vi è traccia alcuna di documenti scritti tranne una transazione finanziaria di 25 milioni nel 2003".
Lusi ha poi ricordato il suo incarico di tesoriere in seno al partito: "Rutelli mi ha sempre detto che Parisi, suo avversario all’interno del partito, era contrario che io avessi un contratto e prendessi un compenso per il mio lavoro di tesoriere. Fra la fine del 2005 e l’inizio del 2006 affronto con Rutelli la questione della mia candidatura a parlamentare, argomento che Rutelli aveva sempre evitato di affrontare. Lo divento nel 2006 perché ho accettato quel patto scellerato finalizzato a realizzare una serie di operazioni immobiliari". Lusi ha spiegato che l’acquisto della villa di Genzano e dell’appartamento in via Monserrato a Roma sarebbe avvenuto, per il tramite delle società da lui utilizzate, e sempre per indicazione che gli era stata data per utilizzare i fondi a disposizione. Lusi oltre all’appropriazione indebita deve rispondere anche del reato di calunnia in danno di Rutelli, per le accuse che ha lanciato contro l’ex leader della Margherita, sapendole non vere.
Inoltre, Lusi ha precisato che "avevo deciso di dedicarmi a lui. Non era nelle mie corde preservare atti e documenti di cose che lui mi aveva chiesto di fare. Sarebbe stata una follia. Per preservare la sua corrente, incontravo il revisore dei conti, prima che venisse approvato il bilancio, indicandogli i punti deboli dello stesso. Abbiamo provato in tutti i modi a restituire i beni alla Margherita ma il partito non li ha voluti".
Parole per cui Lusi ora rischia una nuova querela per calunnia. "Le dichiarazioni di Luigi Lusi sono risibili. Oggi in udienza ha reiterato una calunnia incredibile". È il commento dell’avvocato Titta Madia, difensore della Margherita, che ha aggiunto: "Di quello che ha raccontato Lusi non c’è nulla di vero tranne che si è rubato 23 milioni di euro e non li ha ancora restituiti: una parte dei soldi è ancora sotto sequestro, la restante parte è in Canada".
"Come era prevedibile, Luigi Lusi non ha perso l'occasione per reiterare le gravissime calunnie consumate ai danni di Francesco Rutelli", ha aggiunto Alessandro Diddi, legale di Francesco Rutelli, "Luigi Lusi, infatti, sfruttando lo strumento delle spontanee dichiarazioni che non consentono a nessuna parte di interrompere l'imputato, si è lanciato in un monologo per prospettare la sua originale tesi difensiva.
Vi è una regola non scritta, ma applicata tutti i giorni, perfino alle dichiarazione dei pentiti, per cui chi sa e vuole parlare deve dire tutto e subito, perchè altrimenti non sarà mai creduto. Anche per queste ennesime calunnie, così ampiamente riprese dalla stampa, sarà chiamato a rispondere".- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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