Macché meteoriti, non ci difendiamo neppure dal fisco...

Non siamo in grado di proteggerci dalla Merkel, dal governo tecnico, dal fisco, dalla crisi e dalle balle dei politici, figuriamoci dalle palle di fuoco scagliate da chissà chi dall'alto dei cieli

Macché meteoriti, non ci difendiamo neppure dal fisco...

Da un paio di giorni, l'argomento più dibattuto, non solo in tivù e sui giornali, ma anche al bar e in famiglia, non è il Festival di Sanremo e neppure l'arresto di personaggi eccellenti, ma la «bomba cosmica» precipitata sui monti Urali, in Russia, che ha provocato un disastro: si parla di 1.200 feriti. Se la minaccia vien dal cielo fa più paura, perché lassù sono nascosti tutti i misteri che inquietano da millenni l'uomo e ne alimentano le speranze di immortalità.
Noi, poveri animali terrestri, quando succede qualcosa di cui ignoriamo le cause, istintivamente guardiamo tra le nuvole, illudendoci di trovare una spiegazione. E siccome viviamo di illusioni, dato che la realtà non ci basta o la rifiutiamo, nel firmamento abbiamo «edificato» l'ipotetico paradiso dove ci auguriamo di continuare, in forma diversa, la nostra esistenza dopo la morte. Crederci è rasserenante, aiuta a sopportare le miserie che ci toccano quaggiù.

Ma la volta celeste, proprio perché custodisce tanti segreti, è guardata talora anche con sospetto: temiamo che le nostre disgrazie arrivino da lì. Anzi, ne siamo quasi certi. Se piove, diciamo: governo ladro; mentre in caso di epidemia, diciamo: è un castigo di Dio. Che supponiamo risieda nello spazio infinito. Quindi, se ci casca fra i piedi un frammento di meteorite, il primo pensiero è: ce lo ha scagliato addosso il Padreterno come un avviso di garanzia. Ovvero: «Occhio ragazzi, se non mettete la testa a posto, il prossimo “regalo” è la fine del mondo». Della cui imminenza cerchiamo conferme nelle Sacre Scritture (Apocalisse) e nei testi apocrifi. Qualcuno dà retta financo ai Maya.
La fifa produce gli stessi effetti dell'alcol: tremarella e sudori freddi. Gli asteroidi in libera uscita, e in libera caduta, oltre a seminare terrore fra la gente, incrementano un disagio già molto diffuso, almeno in Italia: un profondo senso di provvisorietà. Ci sentiamo tutti precari, anche coloro che hanno un contratto a tempo indeterminato. Il ragionamento è drammaticamente semplice: oggi ci sono, domani basta un frammento di meteorite e non ci sono più. Diciamocelo francamente, non si campa felici se si è costretti a scrutare il cielo per verificare che non vi sia il pericolo di essere annientati da un corpo celeste, e non mi riferisco a Formigoni.

Gli scienziati - compreso Antonino Zichichi, che ieri ha scritto sul Giornale un bellissimo articolo - capiscono questi fenomeni e le loro dissertazioni sono appassionanti, ma non confortano. Pare che sopra il nostro capo ci sia un traffico di asteroidi e roba del genere cosicché il rischio che alcuni di essi possano schiacciarci è elevato. Che fare? Le opzioni sono due: pregare o fregarsene. Entrambe sinora hanno funzionato, se si considera che il Pianeta blu, bene o male, resiste da milioni di anni, e le probabilità che resista ancora non sono poche.

D'altronde come difendersi dalle briciole vaganti nell'universo? La risposta non rientra nelle nostre capacità.

Non siamo in grado di proteggerci da Angela Merkel, dall'euro pesante, dal governo tecnico, dai finanzieri d'assalto, dal fisco, dalla crisi e dalle balle dei politici, figuriamoci dalle palle di fuoco scagliate da chissà chi dall'alto dei cieli, forse per ricordarci che siamo soltanto uomini, assai simili, se visti da lassù, alle formiche. E le formiche, quanto noi, sono qui di passaggio.

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