"Mi avete rovinato". E fa una strage

L'uomo, imprenditore di 43 anni, ha ammazzato due impiegate della Regione Umbria e poi si è ucciso

"Mi avete rovinato". E fa una strage

Perugia - Tragedia della follia e della disperazione. Spari e morte nella sede della Regione Umbra, nel palazzo del Broletto in piazza del Bacio dove lavorano oltre 300 dipendenti pubblici. Il bilancio è di tre morti: un piccolo imprenditore del settore moda, che ha ammazzato due impiegate, una in procinto di andare in pensione, l'altra addirittura con un contratto di collaborazione prima di togliersi la vita.
La strage è avvenuta al quarto piano, dove si trovano gli uffici dell'assessorato alla Formazione. L'irruzione poco dopo mezzogiorno. L'imprenditore, Andrea Zampi, 43 anni, ha superato i controlli chiedendo in maniera tranquilla e con tono pacato, dove si trovassero gli uffici. Una volta salito ha estratto la pistola, ha sparato un colpo in aria ed è entrato nell'ufficio accreditamento, urlando «Mi avete rovinato... Vi ammazzo tutti». Nella stanza erano presenti la funzionaria responsabile, Margherita Peccati, 61 anni, di Città di Castello e l'impiegata Daniela Crispolti, 46 anni, di Todiprecaria. Nè l'una, né l'altra hanno avuto scampo: l'imprenditore le ha freddate, da distanza ravvicinata, accanto alle loro scrivanie. Poi ha lanciato dei fogli scritti al computer. Quindi è uscito, esplodendo ancora dei colpi in corridoio e urlando tutta sua rabbia (secondo alcuni testimoni avrebbe affermato: «Avete rovinato la mia azienda... Ne ho già fatte fuori due...) ed è entrato in un bagno. Qui ha rivolto l'arma contro se stesso e si è ucciso.

Nel palazzo sono stati minuti di terrore. Chi si è chiuso in ufficio, chi si è nascosto sotto le scrivanie. Poi, dopo l'ultimo colpo (almeno dieci ne sono stati esplosi), il silenzio. Che ha accresciuto il panico, perché si temeva che l'omicida stesse ancora girando di ufficio in ufficio a caccia di qualcuno.
Quello che deve essere ancora chiarito è la motivazione del gesto dell'imprenditore, titolare della agenzia Progetto Moda. Sulle prime si era sparsa la voce che lo Zampi fosse stato colto da disperazione per un mancato finanziamento di oltre 100mila euro o per un ritardo di pagamento della somma. La Regione dell'Umbria, con la stessa governatrice Catiuscia Marini (Pd), ha smentito seccamente questa versione, nel corso di una conferenza stampa. Nel tardo pomeriggio gli inquirenti sembravano accreditare la tesi di una persona che, per un qualche motivo, ha perduto il controllo psichico. Andrea- avrebbe detto il padre agli inquirenti - soffriva da tempo, di depressione e sbalzi di umore e sarebbe stato in cura da specialisti.

L'uomo era stato intervistato a dicembre dagli studenti della scuola di giornalismo Rai della città umbra nell'ambito di un'inchiesta su corsi di formazione e finanziamenti.

Già allora Zampi manifestò il suo disappunto per una burocrazia, spiegava, che ha fatto sì che i fondi a lui stanziati fossero stati sospesi. Queste le sue parole: «Mi mancavano tre cartellini, libretto di fumo, macchine in movimento, cavolate ma mi hanno tolto un accreditamento e di conseguenza i 160 mila euro di finanziamento approvato. E io sono finito».

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