Napolitano prende di mira chi contesta Euro ed Europa
In Svizzera il Capo dello Stato prende di mira populismi e sterili nazionalismi. E si dice sconcertato per le quote immigrati fissate dal recente referendum
Non li cita direttamente ma Giorgio Napolitano bacchetta quelle forze politiche che si scagliano contro l'Euro e vedono l'Europa non come la soluzione ma come il problema. In un discorso pronunciato a Berna (Svizzera), davanti al Consiglio federale e al Presidente della Confederazione elvetica, il Presidente della Repubblica a pochi giorni dal voto del 25 maggio osserva che
538em;"> "l'Europa inizia a mostrare segnali di ripresa ancora troppi timidi ed è attraversata da pulsioni e populismi e sterili nazionalismi che mettono in discussione struttura ed obiettivi della costruzione peculiare comune".
"L’Italia - osserva ancora il Capo dello Stato - attraversa una fase complessa e cruciale di rinnovato impegno per il rilancio dell’economia e dell’occupazione, per la definizione di riforme strutturali, anche in senso costituzionale, da tempo mature". Napolitano aggiunge poi che oggi in Italia c’è un profondo confronto interno "per gettare le basi di un futuro degno della nostra storia e delle nostre potenzialità". "Vorrei assicurarvi - aggiunge - che l’asprezza del confronto
politico, e in questo momento dello scontro elettorale, non ci farà deviare dall’attenzione necessaria allo sviluppo dei rapporti e della collaborazione con paesi amici e a noi cari come la Svizzera, né ci farà deviare dalla concentrazione delle nostre energie sul progetto dell’unità europea nel senso più ampio e comprensivo dell’espressione".
Napolitano si è voluto togliere un sassolino dalla scarpa esprimendo sconcerto per l’introduzione delle quote per gli immigrati (anche italiani) in Svizzera, dopo il recente referendum: "Il percorso europeo della Svizzera ha subito una battuta di arresto con l’iniziativa costituzionale del 9 febbraio scorso (il referendum che ha chiesto l’introduzione di tetti massimi per gli immigrati, ndr). Siamo troppo amici per nascondervi lo sconcerto provato nell’apprendere un risultato che si pone in controtendenza rispetto alla consolidata politica europea della Confederazione. Una riflessione sul risultato del 9 febbraio non può che iniziare con una presa d’atto delle decisione sovrane dell’elettorato svizzero, anche se - ha aggiunto il Capo dello stato - auspichiamo che il modesto margine di vantaggio dei sì (lo 0,3%, ndr) lasci ampio spazio al confronto sui possibili scenari di collaborazione su questo spinoso terreno tra Svizzera e Unione europea".
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