Volgarità, misoginia e un corrivo utilizzo della sfera privata e familiare per attaccare i politici poco graditi, sono armi non convenzionali che la satira si trova a usare con estrema disinvoltura in questi ultimi tempi. E in maniera peraltro sempre più frequente. Ne parliamo con Maria Elena Boschi, parlamentare di Italia viva.
L'ultima vignetta del Fatto quotidiano contro la Meloni l'ha indignata, onorevole Boschi, e su Twitter ha commentato con parole durissime.
«Continuo a non rassegnarmi allo stile Travaglio: pur di mostrificare un politico che non gli piace passa sopra a tutto e tutti e attacca in modo ignobile anche familiari che non c'entrano nulla. Lo ha fatto stavolta con la sorella di Giorgia Meloni, glielo abbiamo già visto fare con altri, a cominciare da me, Renzi e le nostre famiglie. Quando è toccato a noi in pochi hanno avuto il coraggio di criticare Travaglio, ma io non resterò in silenzio anche se riguarda una parte politica diversa dalla mia».
L'opinione pubblica torna a dividersi. E c'è chi difende comunque la libertà di satira appellandosi all'esempio della rivista parigina Charlie Hebdo, irriverente con tutti e tenero con nessuno. Insomma l'eterno dilemma tra censura del dileggio e libertà di espressione.
«Nessuno mette in discussione la libertà di satira, ma esiste anche un diritto a tutelare il proprio nome. A prescindere dalle leggi c'è un limite dato dal rispetto delle persone che dovrebbe farci sentire tutti indignati. Oggi il Fatto quotidiano attacca Lollobrigida e Meloni in modo vergognoso, domani può toccare a chiunque non vada a genio al direttore».
Dietro la vignetta del «Fatto quotidiano» c'è anche un attacco politico al ministro Francesco Lollobrigida. Alla fine, tuttavia a essere prese di mira sono sempre le donne, persino quando si attacca un uomo.
«Le parole del ministro Lollobrigida sono agghiaccianti e l'ho criticato pubblicamente. La vignetta però non è contro il ministro, è un attacco a sua moglie che non c'entra nulla. Travaglio è un misogino e non lo scopriamo oggi».
Nel dibattito politico resiste un deciso body shaming nei confronti delle donne. Come si esce da questa odiosa condizione?
«Intanto, cominciando ad evitare di fare lo stesso in Parlamento. Chi oggi si indigna in passato non sempre ha fatto di meglio. Penso alle aggressioni verso Laura Boldrini o a colleghe del Pd o di Forza Italia. E, poi, non smettendo di indignarci. L'offesa personale non è l'altra faccia della medaglia per chi fa politica. È vergognoss e basta».
Da quando è stata eletta segretario del Partito democratico anche la Schlein ha subito la gogna di una satira che esula dalle sue posizioni per sottolineare questioni personali e affettive.
«Verso Elly Schlein e la sua compagna c'è stata una forzatura ancora maggiore rendendo pubblica una relazione riservata. È partita una campagna d'odio che nulla ha a che vedere con le sue idee e, guarda caso, con Travaglio in prima linea».
La sua prima reazione alla vignetta contro la famiglia della premier Meloni è arrivata sui social (Twitter). Quanto queste nuove arene mediatiche contribuiscono a indebolire il senso della misura su cosa si può e cosa non si può dire?
«Purtroppo, dalle folle inferocite del Colosseo alle piazze esultanti sotto ai patiboli, l'aggressività umana si ripete.
Oggi i social contribuiscono, spesso grazie all'anonimato, a sfogare una violenza verbale senza filtri che non si avrebbe il coraggio di manifestare senza uno schermo davanti. Le persone frustrate commentano con cattiveria la vita degli altri, quelle soddisfatte vivono la propria».- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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