Non serve sforbiciare "Report". L'estate non lo rende più virale

Se una notizia non fa clamore la prima volta che esce, ne fa ancora meno la seconda

Non serve sforbiciare "Report". L'estate non lo rende più virale
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Se una notizia non fa clamore la prima volta che esce, ne fa ancora meno la seconda. Partiamo dall'inizio. Nel caos - presunto e montato con perizia da pasticceria stellata - del grande viavai da e per viale Mazzini, è racchiuso, come in una matrioska, un altro piccolo caos, subito cavalcato dalle opposizioni. Il «giallo» degli ultimi giorni è il seguente: cosa succederà alle puntate di Report dopo la fine della sua programmazione? Saranno mandate in replica durante l'estate? Saranno sforbiciate? Le selezionerà insindacabilmente Ranucci o l'azienda? Domande invero oziose, anche perché la Rai, in linea teorica, ha il sacrosanto diritto di scegliere come e quando ripresentarle. Domande alle quali, comunque, ha riposto il Cda dell'azienda: specificando che non ci saranno tagli, ma solo rimontaggi, come per molti altri programmi di approfondimento. Ma il nocciolo della questione è un altro: se le scottantissime inchieste di Report non hanno scottato nessuno durante la stagione invernale, per quale motivo dovrebbero farlo durante quella estiva? Forse per colpa della canicola? Con una perfetta eterogenesi dei fini il giornalismo monodirezionale - si indaga sempre e solo sul centrodestra, al massimo ci si spinge al centrino di Renzi - ha fatto solo bene al centrodestra. Le inchieste uscite con precisione orologiera a ridosso di qualsivoglia elezione - foss'anche di condominio - non hanno mai sortito alcun effetto. È quindi inutile e controproducente per la Rai sforbiciare Report.

Le imboscate si sono sempre risolte in un

nulla di fatto alla loro prima apparizione, figurarsi in seconda visione, magari in una torrida e svogliata notte agostana. E, comunque, siamo contrari a tutti i tipi di imboscate, financo a quelle nei confronti di Ranucci.

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