Non solo i Soumahoro, tutti i legami tra il Pd e le coop che gestiscono i migranti

Arresti, indagini e inchieste rimaste nel silenzio sulle cooperative che gravitano intorno alla Karibu. La Lega: "Si capisce l'attenzione del Pd sui migranti"

Non solo i Soumahoro, tutti i legami tra il Pd e le coop che gestiscono i migranti

Sembra essere quasi al termine, come riferisce la Procura di Latina, l’inchiesta sulla famiglia Soumahoro, anche se quello di Karibu non è un caso isolato, soprattutto nella zona pontina. Attorno all’universo di Marie Therese Mukimatsindo, infatti, si scoprono scandali taciuti da anni.

Nel comune di Roccagorga, non lontano da Lartina, dove ancora Karibu detiene la gestione di un centro di accoglienza, operava un’altra coop, “Fantasie”, dove, grazie a un blitz dei carabinieri furono trovati 46 rifugiati nigeriani e somali in un appartamento che poteva ospitarne sei. Viste anche le condizioni in cui versavano gli uomini, i Carabinieri poco dopo irruppero negli uffici della Regione Lazio che vedeva, al tempo, Nicola Zingaretti come presidente. I "padroni di casa" della coop furono arrestati ma il dossier redatto dai Carabinieri, al quale il giornale Latina Oggi dedicò l’articolo “L’affidamento incongruo. Anomalie nei contratti tra Fantasie e Regione”, rimase nell’ombra e mai più approfondito.

Ad intervenire fu la Lega, nelle parole dell’allora capogruppo in Consiglio Regionale che parlò di presunti rapporti tra i rappresentanti pd e le cooperative, a partire da Karibu: “Ora si capisce l’attenzione del Partito Democratico per i migranti. A partire dall’assessore ai servizi sociali con delega ai migranti di Roccagorga che è dipendente della Karibu, ma anche un ex funzionario comunale - Nareste Orsini - che risulterebbe consulente della Karibu, il responsabile dell’ufficio tecnico comunale - Vincenzo Basilisco - che ha messo a disposizione uno degli immobili di proprietà per la coop da destinare all’accoglienza”, spiegò in Consiglere aggiungendo che “anche il comandante dei vigli urbani, Fiorella Tolfa, avrebbe affittato alla Karibù un locale di famiglia”.

Il rappresentante del Carroccio specificò anche le zone d’ombra sui finanziamenti per la gestione dei migranti: “Il paradosso è che Latina, con 126mila abitanti gestiva circa 500mila euro in tre anni, mentre Roccagorga, con 5 mila abitanti, oltre 300mila euro in un anno” e concluse con la promessa di presentare un’interrogazione al Governatore del Lazio Nicola Zingaretti.

Ma non è l’unico caso, accanto alla Karibu esercitava un’altra coop, la romana “Tre Fontane” con la quale, nel 2019, si divise i migranti per piazzarli in strutture diverse dopo l’inchiesta “Dionesa” che ha visto la fine delle associazioni Azalea e Ginestra a causa delle malversazioni dei fondi. Su “Tre Fontane” esiste una dichiarazione schiacciante, da parte di uno degli ospiti immigrati, Mohamed Ba, che postò tutto anche sul suo profilo Facebook. “Si attribuiscono tutto il diritto di usare i ragazzi alla stregua di schiavi. Le condizioni di vita di questo centro sono miserabili. Sono disumane”. E ancora: “Pensano che essendo privilegiati perché italiani abbiano il diritto di maltrattare i ragazzi come oggetti senza alcun valore. Le testimonianze sono accessibili a tutti, ci sono documenti, foto, video, narrazioni: la complicità del silenzio è il più vile dei mali”.

E per capire il silenzio di cui ha raccontato questo giovane migrante si deve fare un passo indietro: la “Tre Fontane” è infatti proprio quell’associazione che nel giugno del 2015, nell’ambito dell’indagine per Mafia Capitale era stata destinataria di un’interdittiva anti-mafia, ma che già agli inizi del 2016 risultava legittimata a partecipare bandi emessi dalle varie prefetture italiane.

L’inchiesta Mafia Capitale è quella del rinomato duo “Buzzi e Carminati”, che vide arrestati molti esponenti politici, principalmente del Pd, come l’ex presidente del Consiglio comunale di Roma Mirko Coratti, l’ex assessore Daniele Ozzimo, i l’ex presidente del X Municipio Andrea Tassone l’ex assessore comunale Angelo Scozzafava.

Ad oggi la “Tre Fontane” si è trasformata in quello che è il colosso dell’accoglienza a livello italiano, Medihospes, che opera principalmente nella capitale. Nel 2020 infatti a Roma lavorava in una condizione di quasi monopolio, gestendo il 63% di tutti i posti in accoglienza e fatturando il triplo degli ultimi tre anni.

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