In una nidiata di anatroccoli, uno è grigio, grande e goffo. Il piccolo si sente fuori luogo e decide di fuggire. L'anatroccolo vaga senza meta, e non trova nessuno che lo voglia. D'inverno rischia di morire congelato. Ma alla fine, sopravvive miracolosamente e viene attratto da un gruppo di splendidi cigni che lo accettano finché anche lui si accorge di essere un cigno. Non è la fiaba di Andersen, è quella di Matteo Renzi, il boy scout diventato glamour. Il secchione un po' nerd del primo banco, trasformato in sex symbol della prima ora (a sua insaputa).
Solo cinque anni fa, quello che oggi è il rottamatore dei dinosauri della politica aveva un'immagine che gridava Ancien Régime: cravattoni immensi, giacche marroni, abiti slargati, scarpe abbinate alla bell'e meglio. Poi, come in ogni fiaba, arriva la bacchetta magica: spuntano camicie bianche fresche di bucato, con polsini sbottonati o arrotolati, da fighetto. Sparisce il ciuffone alla Fonzie e appare la frangetta stile George Clooney. Vanno via gli occhialoni, e si fanno avanti le lenti a contatto. Eccolo qui, Clark Kent dopo essere uscito dalla porta girevole. Il principino di Firenze ha capito (o gli hanno fatto capire) che se voleva avere successo, la prima cosa che doveva rottamare era il suo guardaroba.
L'evoluzione del giovin virgulto del Pd parte da lontano. Una metamorfosi kafkiana al contrario, se si pensa che nel giro di due lustri, lo stesso pischello che a 19 anni partecipa da Mike alla Ruota della fortuna e porta a casa 48 milioni di lire, imbarazzandosi quando la Barale gli rivolge lo sguardo, oggi partecipa alle primarie per la premiership. Due anni dopo, è il 1996, il Mr. Bean di Rignano sull'Arno fa parte del comitato elettorale dell'Ulivo, collegio del Valdarno, per l'elezione di Leonardo Domenici alla Camera (guarda caso con tour elettorale su un camper).
Il 1999 è l'anno che segna l'apice del cattivo gusto. Ha 24 anni ed è segretario dei giovani Popolari. Occhiali tondi, la barbetta incolta su carnagione slavata con i nei sul viso in aumento; una predilezione per le giacche di velluto a coste e un amore infinito per i beige e i marroni. Nel 2004, dopo essere stato segretario provinciale, prima dei Popolari e poi della Margherita, diventa presidente della Provincia di Firenze. E da qui parte la rimonta. Per prima cosa cercando di buttar giù una decina di chili di troppo. Ma è dal 2009, con la vittoria delle elezioni a sindaco di Firenze, che il personal trainer si dà davvero da fare. Il suo inconfondibile ciuffo cotonato alla Bobby Solo, si fa liscio sulla fronte e comincia a frequentare il negozio fiorentino di abbigliamento degli Eredi Chiarini.
Cambiano i colori: dal marrone e beige si passa al blu o nero. E la camicia è sempre bianca. Spariscono per sempre gli occhiali. Gioca a calcio, si appassiona alla corsa e le maratonine migliorano il suo aspetto fisico. Da qui comincia il Renzi prezzemolo: scrive un libro all'anno che presenta ovunque, le tv lo corteggiano. Poi la svolta: il suo barbiere, Tony, lo convince a tagliarsi il ciuffo e a farsi qualche lampada per coprire i nei. Il gioco funziona, le tv ci cascano, fioccano le copertine delle riviste, e Renzi comincia a provarci gusto, soprattutto perché il suo new style si sposa benissimo con il linguaggio sempliciotto che volutamente si appiccica addosso, e che piace all'uomo qualunque. Per vestirsi sceglie Ermanno Scervino, altro marchio fiorentino, ma anche Stefano Ricci e Ferragamo.
Fiorentina anche la marca dei jeans: i Rifle di Fratini. Fiorentine d'adozione le scarpe, Hogan e Tod's degli amici Della Valle, padroni della Fiorentina. In politica dissimulare conta moltissimo. E non l'ha pensato solo quell'altro fiorentinaccio di Machiavelli.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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