«Se la sinistra non è in grado di gestire una banca figuriamoci il Paese». La butta lì appena passate le otto di sera Silvio Berlusconi. Che, intervistato dal Tg1, rompe il silenzio sull'affaire Mps e va giù duro: «Su questa vicenda fra Monti e Bersani si sono detti di tutto e di più. Se ci sono delle responsabilità saranno accertate, ma ora si tratta di trovare soluzioni concrete per mettere la banca e i risparmiatori al riparo da ogni rischio». Un Cavaliere, insomma, che continua a non essere tranchant come potrebbe perché spiega in privato non si può cavalcare «una tragedia che rischia di mettere in ginocchio i risparmi di tanti correntisti». Alla polemica politica, dunque, ci pensa il partito, mentre l'ex premier si limita ad una puntura di spillo ma non mena fendenti sui legami tra Mps e Pd e sui 3,9 miliardi di euro stanziati dal governo Monti. Le responsabilità, ripete, «saranno accertate».
Detto questo, il Berlusconi che anche ieri ha continuato la sua maratona d'interviste, ha ben chiaro che se il suo obiettivo è Pier Luigi Bersani e la corsa sul Pd, quello di Mario Monti è soprattutto il Pdl. I sondaggi, infatti, dicono che il Professore ha pochissimi margini di manovra a sinistra, dove oltre al Pd ci sono Sel e Ingroia a contendersi i voti. Se mai ci potrà essere un recupero, insomma, per Monti potrà essere solo sull'elettorato di centrodestra a cui il premier ha iniziato quindi ad ammiccare. Fino a dirsi disponibile dopo il voto al dialogo con un Pdl «deberlusconizzato». Un'uscita che il Cavaliere in privato ha commentato con una battuta ai limiti della perfidia. Ha già provato una volta a sfilarmi il partito è stato il senso delle sue parole - ed è finita che quelli che due mesi fa gli strizzavano l'occhio adesso sono più berlusconiani di me, peccato che Monti non sappia imparare dai propri errori... Il riferimento è chiaramente ai giorni in cui si vociferava di un Pdl destinato a spaccarsi, con un bel pezzo del partito a tentare di allungare la mano al Professore. Un'operazione che ha lasciato tantissimi strascichi se ancora venerdì, durante la convention al Teatro Capranica di Roma, c'era chi puntava il dito contro i «montiani pentiti» che «ora stanno qui a pontificare». Una querelle destinata a riaprirsi dopo il voto, soprattutto se il risultato fosse ballerino.
Ma che Monti continui essenzialmente a guardare in quel bacino elettorale secondo Berlusconi è cosa scontata. Non a caso, rifletteva con i suoi interlocutori nei giorni scorsi, attacca tutti dal Pdl a Sel, passando per Igroia, Beppe Grillo e la Cgil fuorché il Pd. Insomma, che con Bersani ci sia un accordo post elettorale già scritto per il Cavaliere è più che sicuro. Ecco perché alla tv T9, l'ex premier affonda: «Se vinceste 50mila euro al totocalcio a chi li dareste per investirli? A un professorino come Monti che ha sempre visto l'economia dal buco della serratura della sua aula? O a un politico di mestiere come Bersani? O a Fini e Casini? Oppure a Vendola che vuole mandare i ricchi all'inferno?». Risposta scontata: a nessuno di loro. Poi, su un'eventuale collaborazione con quello che definisce «il centrino» non lascia margini: «Monti, Fini e Casini sono personaggi con cui abbiamo avuto a che fare in passato e riteniamo non possano essere nostri interlocutori».
E non solo pubblicamente, ma anche in privato il Cavaliere insiste: «La rimonta è possibile!».
Se ne facciano una ragione quei futuri parlamentari new entry e vecchie glorie che hanno chiamato Palazzo Grazioli e via dell'Umiltà per essere esentati dal gettone da 25mila euro per autofinanziare l'ultimo mese di campagna. Tocca a tutti e tra i big del partito c'è già chi minaccia di dare in pasto ai giornali la lista di chi ha il «braccino corto».- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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