Il Pd naufraga sul congresso ma impallina la corsa di Renzi: rissa democratica sulle regole

Nel Pd estenuante dibattito sulle regole del congresso. Lo strappo di Renzi non piace ai vertici. Barca: "Segretario e premier sono mestieri diversi". Ed è bagarre

Il sindaco di Firenze Matteo Renzi
Il sindaco di Firenze Matteo Renzi

Il Pd è sull'orlo di una crisi di nervi. O peggio: di una violenta spaccatura. Il sindaco di Firenze Matteo Renzi ha rovesciato il tavolo delle regole del congresso democrat: dopo aver subodorato la trappola tesa durante la riunione dell’apposita commissione giovedì scorso, ha così rimesso in discussione la separazione tra la figura del segretario e quella del premier e ha sollecitato primarie davvero aperte, il vincitore delle quali sia anche candidato per la guida del governo. Uno strappo che manda a monte l'attenta contrattazione, fatta col bilancino dal segretario pddì Guglielmo Epifani, e riaccende i sopiti rancori tra le diverse fazioni che compongono il Partito democratico

Ieri, in una intervista al maggior quotidiano tedesco, la Faz, Renzi ha deciso di giocare a carte scoperte mettendo un'ipoteca sull'incarico di segretario che sarà assegnato al congresso di ottobre. "La sfida più grande sarebbe certamente la posizione di premier e per questo diventa importante il partito - ha spiegato il sindaco di Firenze - chi vince le primarie aperte dovrebbe essere il candidato a guidare il Governo. Certo, non vorrei diventare capo del Pd per cambiare il partito, ma per cambiare l’Italia". Insomma, se l’obiettivo è il cambiamento del Paese e quindi la premiership, allora la segreteria del Pd è un passaggio funzionale ad essa. Anche il suo braccio destro, Dario Nardella, ha spiegato che Renzi è pronto a fare anche il segretario, ma a patto che il confronto congressuale sia aperto: "Se invece pensano di inventare regole contra personam, Matteo continuerà serenamente la sua esperienza di sindaco". Certo all’ultima riunione della Commissione che decide le regole, l’area degli ex diessini ha proposto di svincolare i congressi provinciali e regionali dalle mozioni dei candidati alle primarie, nel tentativo di ottenere il controllo del partito a livello locale e dell’apparato. Da qui il sospetto del primo cittadino di Firenze e la richiesta di non riunificare i ruoli di segretario e premier. Richiesta che adesso divide profondamente i vertici di via del Nazareno. Gianni Cuperlo, anch'egli candidato alla corsa per la segreteria, ha invitato Renzi a non usare il Pd come "il trampolino per altri incarichi o la corvè da fare per diventare sindaco, parlamentare o premier". Dello stesso avviso anche Stefano Fassina che ha dato la propria "disponibilità" a scendere in campo. Il viceministro dell’Economia ha ricevuto la benedizione di Pier Luigi Bersani nella speranza che la sua candidatura abbia un bacino più ampio di quella di Cuperlo che dovrebbe allora fare un passo indietro per favorire un’unica candidatura che raccolga anche l’area vicina a Massimo D’Alema. Cuperlo, però, ha ribadito l’intenzione di restare in campo: "Chi si candida lo fa perché sente il dovere di poter dare un contributo e queste candidature sono tutte energie positive".

Al fianco di Renzi si schiera, invece, Debora Serracchiani che, nei giorni scorsi, Dario Franceschini voleva convincere a scendere in campo. In una intervista a Repubblica, la governatrice del Friuli ha fatto sapere che, se Renzi si candida alla segreteria, è pronta a dargli una mano: "Matteo è la persona giusta a dare la spinta necessaria per allargare il cerchio del centrosinistra e per rifondare il Pd trainando un bel gruppo di gente che vuole cambiare le cose". Per il resto, invece, sono soltanto cori di "no": i principali quotidiani nazionali si accaparrano uno dei vertici di via del Nazareno e lo sbattono in pagina per indebolire ulteriormente l'assalto del rottamatore. Secondo Vannino Chiti, presidente della commissione Politiche dell’Unione europea, il Pd ha bisogno di cure e di impegno: "Per questo è indispensabile togliere dallo statuto l’automaticità tra il ruolo di segretario e quello di candidato premier".

Non è l’ex ministro Fabrizio Barca che, dalle colonne del Secolo XIX, parla di un grave errore del sindaco di Firenze. Così, mentre le diverse fazioni del Pd si affrontano a distanza, il partito va ulteriormente a picco.

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