La pr sfida le gerarchie vaticane. "Chi discute me, discute il Papa"

Francesca Chaouqui ostenta sicurezza e si fa scudo del Pontefice. Suscitando ulteriori imbarazzi. L'ultimo tentativo di difesa: "Altri usavano il mio Twitter"

Francesca Immacolata Chaouqui
Francesca Immacolata Chaouqui

Le gerarchie vaticane scoprirono i tweet infanganti di Francesca Chaoqui solo poco prima della nomina della pr nella Commissione referente sui dicasteri economici della Santa Sede. E, racconta un cardinale, che uno stretto collaboratore del Segretario di Stato, avrebbe giudicato che era ormai troppo tardi per fermare quella scelta finita sul tavolo del Papa.

Così si è arrivati al «caso Chaouqui» che sta creando non pochi imbarazzi nel Palazzo Apostolico, dove si continua a discutere della possibile soluzione del caso, diventato per la Santa Sede una vera e propria patata bollente.

La trentenne Francesca, nominata dal Papa tra gli otto membri tecnici di una commissione pontificia che dovrà riferire sulle finanze vaticane (a esclusione dello Ior), è in piena bufera ma ostenta sicurezza. Anzi in privato, si è anche lasciata andare ad affermazioni molto forti, dal sapore di sfida verso il Vaticano. «Chi mette in discussione me, mette in discussione il Papa», ha detto la Pr calabrese a uno dei tanti che in questi giorni le chiedono cosa intende fare.
Ieri il segretario di Stato Bertone, principale oggetto dei suoi pesanti messaggi sul web («è un corrotto»), è rientrato dalle ferie, ma dal Vaticano smentiscono la notizia riportata dal Corriere della Sera di un incontro con il Papa per discutere della vicenda. Nella segreteria di Stato c'è comunque fastidio per l'esplosione della vicenda. E un certo scetticismo verso tentativi della pr di liquidare l'accaduto sostenendo di «essere fedele a Bertone», come avrebbe fatto in un'altra conversazione.

Stesso fastidio provato verso le frasi, riportate dal Fatto Quotidiano, con cui la Chaouqui ha pubblicamente utilizzato la nomina pontificia come scudo: «Difficile che qualcuno possa mettere in discussione un atto di una tale forza».

Affermazioni che hanno fatto saltar giù dalla sedia alcuni alti prelati, gli stessi che soltanto ieri, dopo aver visto personalmente i tweet della donna (rimossi da internet insieme al suo profilo a seguito dell'articolo del Giornale), si son resi conto anche delle bugie raccontate dalla «commissaria» papale. Infatti, Chaouqui, per difendersi dopo la pubblicazione dei suoi cinguettii, ha raccontato ad alcuni cardinali e ad altri ecclesiastici in Vaticano che «tutto ciò che si dice su di lei è falso, frutto di un attacco mirato a screditarla». E ancora, sulla vicenda dei tweet, Francesca si è difesa con la Santa Sede parlando di «manipolazioni della stampa e di fotomontaggi creati ad arte per colpirla». Una versione falsa come ormai acclarato anche da molti dentro le mura leonine. La stessa commissaria vaticana del resto aveva ammesso in privato, di recente, di conoscere bene quei cinguettii, definendoli dellle «cretinate di un anno fa». Ieri un'altra versione, riferita all'Ansa: «Il mio account Twitter era usato anche da altre persone».

Ma ora, oltre ai tweet e alle voci di un suo presunto coinvolgimento nel Vatileaks riportate da alcuni media, (il Fatto Quotidiano la identifica come il Corvo intervistato da Repubblica poco dopo che era scoppiato lo scandalo) a far tremare il Palazzo Apostolico sono però soprattutto le amicizie di Francesca nel mondo dell'informazione, in particolare quella con alcuni giornalisti già al lavoro per la stesura di un nuovo volume sugli scandali vaticani.

Lo stesso Papa Francesco, durante il volo di ritorno da Rio de Janeiro, aveva parlato in conferenza stampa dello scandalo del maggiordomo infedele di Papa Ratzinger, definendolo un «problema molto serio». Sempre in quell'occasione Bergoglio, parlando del caso Ricca, il prelato dello Ior, aveva lanciato un secco «no a tutte le lobby».

Ecco perché ora fa ancora più scalpore che qualcuno gli abbia consigliato la nomina di Francesca Immacolata Chaouqui, omettendo forse il fatto che la giovane di San Sosti (in Calabria) fosse una lobbista di professione.

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