Almeno non fingono, almeno non ricorrono a pelose ipocrisie: considerano l'Italia un paese invasore e oppressore, vogliono andarsene da sempre e vogliono andarsene soprattutto adesso, più che mai. L'occasione per alzare i toni sono le elezioni del 27 ottobre, fine storica del venticinquennale impero Durnwalder, il re sole del Südtiroler Volkspartei che ha dispensato bella vita alla componente tedesca dell'Alto Adige, componente ormai arrivata al settanta per cento.
Ecco, neppure questi privilegi, che nelle altre regioni si sognano, sono bastati a Eva Klotz e al suo partito Süd-Tiroler Freiheit (Libertà del Sud Tirolo) per mettersi il cuore in pace e rassegnarsi a essere italiani. In vista delle elezioni, scatta il perentorio rilancio del sogno eterno, del sogno incompiuto: andarsene. Per raggiungere lo scopo si giocano la carta bellicosa e provocatoria di un referendum: gli abitanti della provincia di Bolzano, cioè dell'Alto Adige, cioè del Sud Tirolo (come dicono qui) saranno chiamati a pronunciarsi sulla separazione da quell'odioso Stato chiamato Italia. Quesito semplice semplice: «Secondo l'articolo 1 della Convenzione internazionale dell'Onu sui diritti economici, sociali e culturali, i popoli hanno diritto all'autodeterminazione. Grazie a questo diritto i Sudtirolesi avrebbero la possibilità di decidere se rimanere con l'Italia o riunirsi con il Tirolo del Sud e dell'Est, o se l'Alto Adige debba diventare uno Stato autonomo. Sei d'accordo che i sudtirolesi esercitino il loro diritto all'autodeterminazione per decidere liberamente sul futuro della propria terra?». Ja o nein?
Si voterà nei seggi quest'oggi, ma è possibile esprimersi fino al 30 novembre anche per posta, via Internet e persino via Sms. Previsti pure ricchi premi, come alla sagra del cotechino: «Tra tutti coloro che parteciperanno alla votazione sarà estratto un viaggio in Scozia del valore di 2.500 euro, nonché un viaggio a Barcellona del valore di 2.000 euro». Naturalmente le mete non cadono a caso: sono pellegrinaggi nelle terre del sogno, dove vivono indomite e mitologiche popolazioni, sempre più prossime a sciogliere le catene dalla schiavitù dello Stato fetente.
Certo, è solo un referendum consultivo, molto drogato di propaganda e provocazione. Certo, è partorito dalle ossessioni di Eva Klotz, figlia di cotanto terrorista nella sanguinaria epopea altoatesina, passato alla storia come il «Martellatore della Val Passiria» (lei: «Se mio padre era terrorista, lo era anche Garibaldi»). Certo il suo partito, oltre che essere il più oltranzista, è anche il più tradizionalista, quello delle guardie schutzen e dei costumi in stile, quello del tricolore ammainato e quello della toponomastica solo in tedesco. Sembra gente ferma nel tempo, in un altro tempo. Ma non per questo va sottovalutata. Troppe volte l'Italia ha sottovalutato, o colpevolmente ignorato, le scosse telluriche di Bolzano. A questo gruppo non basta trattenere in zona il 90 per cento delle tasse, accedere con corsie preferenziali a case, scuole e posti di lavoro. Niente, la Klotz e i suoi separatisti (hanno due consiglieri su trentacinque in consiglio provinciale e tante speranze di aumentarli alle urne il prossimo 27 ottobre), questi irriducibili considerano mollaccioni persino i colleghi del Svp, la storica roccaforte che ha piegato Roma in tante occasioni e che oggi insegue la «Piena Autonomia», cioè a dire prendersi anche le ultime competenze tipo difesa, esteri e poco altro, diventando uno Stato nello Stato. Poco, troppo poco comunque: la Klotz vuole tutto. Il referendum che lancia è l'arma letale, una pericolosa spada da Braveheart degli alpeggi, per mettere definitivamente nell'angolo la derelitta componente italiana (ormai 26 per cento della popolazione) e infiammare l'orgoglio tirolese. Andarsene, andarsene una volta per tutte. E se non li vogliono gli austriaci, puntano a confezionarsi una nazione in proprio.
Illusioni di poveri nostalgici? Continuando a considerarle in questo modo, l'Italia si trova al punto di non essere più sovrana in una sua (bellissima) regione. Bel risultato. Un secolo dopo, senza sparare un colpo, il Sud Tirolo sta vincendo a mani basse la guerra che aveva perso.
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