Reggio Emilia - I loro pugni alzati avevano indispettito molti esponenti politici, tra cui l'allora sindaco e oggi ministro Graziano Delrio. E non solo quei pugni, ma anche e soprattutto le parole. Così quattro partecipanti ai funerali di Prospero Gallinari sono indagati dalla procura di Bologna per istigazione di reato.
Il 19 gennaio scorso nella camera ardente di Coviolo si erano dati appuntamento davvero tutti i protagonisti di quella stagione tragica: da Renato Curcio a Oreste Scalzone, da Barbara Balzerani ai membri del commando di via Fani e i carcerieri di Moro. Tutti, tranne il dissociato Alberto Franceschini, erano accorsi sotto una nevicata copiosa per salutare il compagno Prospero, morto improvvisamente in seguito a un infarto mentre usciva con l'auto dal garage nella sua casa di Reggio Emilia dove scontava ai domiciliari la pena. Una morte che consentì a tutti i reduci di quella stagione di darsi appuntamento per salutare i loro compagno di una vita, pluriomicida mai pentito, simbolo della lotta armata degli anni '70.
Così il commiato davanti a una bara coperta dalla bandiera palestinese e da una bandiera rossa era diventata l'occasione per fare l'elenco del martirologio delle Brigate rosse. Era stato proprio Sante Notarnicola a scandire i nomi dei «tanti compagni caduti». Lui, che venne arrestato per aver fatto parte della banda Cavallero e finito nell'elenco dei 12 prigionieri politici inseriti nello scambio con Aldo Moro. Il tutto mentre Bruno Seghetti della colonna romana piangeva e Oreste Scalzone intonava il canto dell'Internazionale.
Nessun ricordo delle vittime, del sangue e degli innocenti, poliziotti, carabinieri, magistrati, semplici cittadini, giornalisti uccisi per quella causa ignobile. Nessuna autocritica, solo orgoglio per aver fatto parte di una storia che li ha visti vinti. Ma alcuni di quei discorsi per il compagno Prospero sono finiti al centro dell'attenzione della Digos, presente quel sabato pomeriggio assieme ad alcuni carabinieri del servizio informativo, in borghese e fuori dal cimitero. Così adesso la Procura di Bologna, cui il fascicolo è stato girato per competenza distrettuale, indaga per istigazione a delinquere in concorso. Si tratta di Loris Tonino Paroli, Salvatore Ricciardi, Sante Notarnicola, tutti ex Br e di Davide Mattioli, giovane attivista del centro sociale Aq16, che quel giorno lesse un capitolo di un libro di Gallinari concludendo il suo discorso alzando un segnalibro dei No Tav, tra gli applausi degli ex brigatisti, alcuni dei quali portarono i loro figli minorenni imbracciando una bandiera rossa. Il Pm Antonello Gustapane della Procura di Bologna ha chiesto una proroga di indagini.
Secondo l'Ansa ci sarebbe già una richiesta di archiviazione da parte della Procura, ma la notizia non è stata confermata. Quel che resta è che la memoria delle vittime del terrorismo quel giorno è stata infangata da cori e canti che resero la democratica Reggio ancora più rossa.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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