"Quando voleva le firme...". La stoccata di Renzi a Calenda

Il leader di Italia Viva dopo la lite con il fondatore di Azione: "Una serie di figuracce incredibili"

"Quando voleva le firme...". La stoccata di Renzi a Calenda

Matteo Renzi risponde a Carlo Calenda. E lo fa in televisione, ospite di Nicola Porro a Quarta Repubblica. Non ci voleva certo un genio a capire che quella passata è stata "una settimana pessima", dove i leader del Terzo Polo hanno collezionato "una serie di figuracce incredibili". Ma che il leader di Iv lo riconosca suona già come una novità. Molto si è detto: Calenda crede sia tutta colpa dei tentennamenti di Renzi; Matteo che ogni cosa derivi dai "rancori personali" di Carlo. Fatto sta che il progetto di partito unico è andato a farsi benedire e ora restano le macerie al centro.

Figurati se Renzi si prende la colpa. "Io sono stato accusato, aggredito, insultato", lamenta l'ex premier. Qualche esempio: l'ex alleato lo ha accusato di fare affari con "autocrati e dittatori" oltre che di andare a spasso con "l'assassino di Khashoggi". "È vero che io faccio conferenze come succede a tanti altri ex-premier - ribatte Renzi - E questa attività la facevo anche 6 mesi fa, quando a Calenda serviva il simbolo per non raccogliere le firme alle politiche... Io penso che quello che sia accaduto sia ingeneroso verso i tanti che vogliono votare Terzo Polo".

Che tra Renzi e Calenda non sia mai scoccata la scintilla non è un mistero. Certo l'ex premier lo nominò ministro. Certo lo sostenne come candidato a sindaco di Roma. Certo ci è andato a braccetto alle elezioni politiche di fine 2022, sebbene dopo un ribaltone di Azione fino a un secondo prima alleata del Pd. Però i due non si sopportano e pare difficile una ricomposizione, nonostante sul tavolo sia stata calata la carta Mara Carfagna. Renzi da Porro affonda il colpo. Primo: "Un liberale non usa il giustizialismo e non confonde un avviso di garanzia con una condanna". Secondo: "Sulle frasi su Berlusconi credo che Calenda abbia fatto un'operazione politicamente miope e umanamente ingenerosa, una grave mancanza di rispetto dal punto di vista umano". Terzo: "Carlo faccia quello che vuole, ma basta fango".

Per il resto a Renzi sembra essere galvanizzato da questo ritorno di centralità mediatica, se così vogliamo chiamarla. Nel salotto di Quarta Repubblica spiega il volto che intende dare da direttore editoriale al Riformista che verrà ("tenterermo di alimentare le idee"); dà il suo benestare al Ponte sullo stretto di Messina; si dice favorevole alla commissione d'inchiesta sul Covid; dispensa complimenti all'"intuizione di un uomo che ha fatto un pezzo di storia politica d'Italia", ovvero Silvio Berlusconi.

E poi bacchetta il "massimalismo" di Elly Schlein, chiede al governo di ascoltare Briatore ("solo lui parla di tasse"), si professa dalla parte della riforma delle pensioni di Macron e promuove il governo sulla politica estera ("Giusto andare in Africa e a tenere una linea chiara sull'Ucraina, Tajani e Meloni stanno andando bene"). Insomma: Renzi fa il Renzi. Litiga, fa, disfa, dichiara, trama. Calenda è solo caduto nella trappola.

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