È un terremoto quello che sta per abbattersi sulla procura di Palermo. Un terremoto dalle conseguenze imprevedibili, che rischia di lasciare scoperto uno degli uffici giudiziari più importanti d'Italia, che ha in mano alcune delle inchieste più scottanti, per tutte quelle sulla trattativa Stato-mafia ai tempi delle stragi del '92. Succede infatti che il procuratore capo, Francesco Messineo, rischia il trasferimento per incompatibilità ambientale, perché indagato, a Caltanissetta (la procura competente per i magistrati del distretto del capoluogo siciliano) per violazione del segreto istruttorio. Ma succede anche che il successore in pectore di Messineo, il procuratore capo della procura nissena Sergio Lari, sia stato costretto ad astenersi dall'inchiesta sul collega, perché amico dell'indagato cui il procuratore capo di Palermo avrebbe dato le notizie riservate, l'ex direttore generale di Banca Nuova Francesco Maiolini. Risultato? Se il Csm, che ha già avviato l'iter del procedimento per l'eventuale trasferimento d'ufficio del procuratore capo, deciderà davvero di mandare via Messineo, Lari rischia di restare fuori dalla corsa alla successione. Con tutte le conseguenze per l'ufficio di Palermo, per il quale si dovrà trovare in fretta e furia un nuovo capo, pena il caos.
Una situazione difficile, molto difficile. Che nasce da una di quelle intercettazioni indirette che tanti guai hanno già procurato alla Procura di Palermo, vedi il conflitto col Quirinale approdato alla Consulta. L'inchiesta su Messineo, infatti, parte proprio dall'ascolto di un indagato che, casualmente, è stato intercettato al telefono col capo dell'ufficio. Il titolare di quella indagine, per usura, era l'ex procuratore aggiunto di Palermo, ora candidato premier di «Rivoluzione civile» Antonio Ingroia. Nelle conversazioni spiate il dirigente bancario, ignaro di essere ascoltato, chiedeva al procuratore capo di Palermo informazioni a proposito di alcuni avvisi di identificazione arrivati dalla Guardia di Finanza. Successivamente Maiolini, ascoltato a colloquio con il suo avvocato, mostrerebbe di avere informazioni riservate sull'indagine. Di qui l'ipotesi che a fornirgliele possa essere stato il procuratore capo. Conseguenziale la trasmissione del fascicolo a Caltanissetta e l'iscrizione di Messineo nel registro degli indagati per violazione del segreto istruttorio. Ma proprio a Caltanissetta si è verificato il colpo di scena. Il procuratore capo Lari, anche lui amico di Maiolini, ha chiesto e ottenuto dal procuratore generale Roberto Scarpinato, di astenersi dall'indagine. Messineo dal canto suo avrebbe raccontato che fu proprio Lari, incontrato a un evento pubblico, a informarlo degli avvisi di identificazione a Maiolini. Messineo gli avrebbe chiesto di fargli avere copia degli atti, in modo da risalire al pm titolare dell'indagine. Richiesta che Lari avrebbe esaudito, inviando tutto al collega, e allegando anche un biglietto disaluti che Messineo avrebbe conservato.
A fianco di Lari, nei giorni scorsi, si sono schierati i pm di Caltanissetta, che hanno espresso «piena e incondizionata fiducia» al capo del loro ufficio. Anche la sezione di Caltanissetta dell'Anm si è schierata al fianco del procuratore capo Lari, e ha stigmatizzato il «tentativo di colorire specifiche vicende, oggetto di verifica da parte delle competenti autorità, con la prospettazione di contrasti tra uffici giudiziari».
Resta il dato che tutto questo pasticcio si sta verificando in un momento cruciale per la procura di Palermo, dove sta per cambiare anche il procuratore generale (probabile l'arrivo di Roberto Scarpinato, attualmente pg a Caltanissetta). I tempi di decisione della Prima commissione del Csm sull'eventuale trasferimentod'ufficio di Messineo non saranno certo lunghissimi. E, con Lari probabilmente fuori gioco, la caccia al successore si è già aperta.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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